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 "Voglia di rinascita"

 

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 Le pornostar mi hanno sempre incuriosita.

 Sono una persona più mentale che visiva, per cui preferisco avere fantasie sessuali che guardarmele già confezionate... almeno me le costruisco piacevoli, divertenti e super eccitanti!

 Però ho sempre ammirato chi le mette in scena: sono persone coraggiose, che non hanno paura di infrangere tabù pur di liberalizzare una sfaccettatura umana più che naturale… il sesso.

 Attaccarle è bigotto e da mente chiusa: le male parole sono da riservarsi a chi uccide la moglie e i bambini piuttosto che a queste donne che regalano momenti di piacere.

 E poi sembra un mestiere semplice (...basta aprire le gambe...e che cce vò?) ma non è vero: malattie, sfruttamento, botte, droga...è difficile restarne puliti.

 Perciò, quando iniziai a vedere Moana Pozzi a "L'araba fenice" e al "Maurizio Costanzo Show", la ammirai.

 Al di là della fisicità (che su di me non aveva molto effetto, ma era ben proporzionata), mi piaceva perché era ironica e intelligente. Non come Cicciolina, che sembrava una bambola radiocomandata, ma una donna vera, con un fisico e un cervello, che aveva deliberatamente scelto di fare la pornostar e ne andava fiera: una di quelle combinazioni irresistibili che nel mondo dello spettacolo sono destinate a non durare.

 Cosa che accadde: avendo frequentato le alcove politiche più influenti, era forse custode di segreti che non potevano essere rivelati, così alla fine preferì non esporre più il proprio corpo e prendersene cura da sola, consegnandolo al mito. 

Le sue performances erotiche ora sono ricordate alla pari con le idee politiche che esprimeva e con l'ironia derivante dall'irresistibile imitazione proposta da Sabina Guzzanti (anche se a lei non piaceva: "Per far ridere bisogna dire delle sciocchezze. E io delle sciocchezze non le dico. Mai")

Perché è questo che fa una vera pornostar: gestire verità e dignità senza filtri: "Ci vuole coraggio a essere se stessi. [-] Molta gente pensa sia la strada più facile… non credo… credo sia la più difficile".

Moana Pozzi ha sempre avuto coraggio, mostrando mente e corpo con la stessa generosità e non avendo mai paura di rivelarsi: "Sono un'esibizionista convinta".

La pornografia deve infatti mostrare una personalità, oltre che seno, genitali e chiappe… perché è fantasia e liberazione. Ed è questa la lezione che abbiamo imparato da lei e che dovremmo portare avanti-

Il postporno fa proprio questo: diventa attivismo politico ed è gestito in modo da far comprendere che il piacere è universale, non solo maschile. Molte pornostar si dirigono da sole (la prima è stata Annie Sprinkle, nel 1982, la più famosa oggi è Erika Lust) e creano storie di sessualità inclusiva, che riguarda tutti i generi e tutti i corpi. 

Scrive Valentine aka Fluida Wolf in un libro che si chiama appunto "Postporno": "Si parla di porno indipendente quando dietro non ci sono grandi interessi finanziari o compagnie; è etico perché queste piccole produzioni pongono spesso l’accento sui diritti di chi lavora per loro garantendo equità negli stipendi, protezioni durante il sesso e la crucialità del consenso; è femminista nel momento in cui decide di posizionarsi politicamente e dare visibilità al piacere e all’autodeterminazione di tutti quei soggetti da sempre oppressi dal patriarcato; è queer nell’offrire una rappresentazione della sessualità dei corpi e delle pratiche che travalica e rompe con il binarismo di genere".

Una gestione più consapevole del video porno (e magari a pagamento con carta di credito, così che gli/le adolescenti ne possano usufruire sotto la supervisione di chi la possiede) è un altro modo per aggiungere consapevolezza.

 

  La più famosa rivista pornografica è sempre stata "Playboy". La sua particolarità è quella di offrire allo sguardo del pubblico diversi tipi di ragazze, ma mai troppo volgari... la scelta era sempre su "la ragazza della porta accanto".

  Il manager Paul Snider ne scopre una, Dorothy Stratten, a Vancouver e fa di tutto per portarla "alla corte" di Hugh Hefner e trasformarla nella playmate dell'anno.

 Quello che non è chiaro è se fosse un piano per poter agganciare altre ragazze in quell'ambiente e assumerle a lavorare nei suoi locali oppure se credesse davvero in Dorothy e avesse poi capito che lei era brava e poteva aspirare di meglio, quindi l'avrebbe lasciato solo.

 Quello che invece è chiarissimo è che Paul non si sentiva all'altezza del mondo di "Playboy" e nemmeno di Dorothy, per cui prima si è fatto sposare per controllarla, poi si è comportato in modo eccessivamente geloso e infine l'ha uccisa. Dorothy aveva solo 20 anni.

 Lei era entrata nel mondo del porno con tutta l'ingenuità della sua età ed esso l'ha resa libera di essere se stessa e prendere decisioni per la propria vita. Avrebbe potuto aspirare ad altro, visto che il regista Peter Bogdanovich si è interessato a lei, ma l'ossessione sviluppata da Paul ha cancellato una probabilmente brillante carriera ma soprattutto la vita di una ragazza.

 (Dorothy Stratten è interpretata da Mariel Hemingway nel film "STAR 80" del 1983, diretto da Bob Fosse)

 

   

 Il film porno più famoso al mondo è "Gola profonda".

 Com'è nato quel film? E chi era la sua protagonista?

Linda Boreman è una ragazzina che nel 1970, in Florida, in piscina con le amiche nemmeno vuole slacciarsi il costume mentre prende il sole... l'amica Patsy la chiama "puritana" e la madre, guardandole, le definisce "colonia nudista".

 Le due sono brave a ballare sui pattini, così Chuck Trainor le invita a farlo a pagamento a Las Vegas e la personalità irruente ma gentile dell'uomo piace molto a Linda. Gli fa conoscere i genitori. E lui la inizia ai piaceri del sesso chiamandola Linda Lovelace.

 Girano dei filmini, tra loro, per divertimento si sposano, e poi lui le chiede di girare un film porno vero.

 I registi inizialmente non la vogliono: ha le lentiggini, non è bionda, non ha tette e culo come il pubblico vuole. Eppure, vederla praticare sesso orale al suo co-protagonista Harry (e la reazione che lui ha) bastano per farle ottenere la parte in una pellicola la cui trama è basata su una donna che ha il clitoride in gola per cui gode solo in quel modo.

 In brevissimo tempo Linda e "Gola profonda" diventano molto popolari: sono nel box office ufficiale e lei è acclamatissima, mentre Chuck è l'uomo più invidiato del mondo perché può disporre quando vuole del sogno erotico di ogni uomo.

 Sei anni dopo, Linda scrive un memoriale in cui racconta una realtà diversa. La realtà di una donna plagiata dal marito: bevono, assumono pillole e cocaina e lui la fa prostituire. Linda viene anche abbandonata dalla madre, irritata per quel film e convinta che se il marito la picchia è perché se l'è meritato. E dai produttori, i quali credono le urla che le sentono fare siano dovute al sesso e non al fatto che Chuck la sbatte violentemente al muro.

Linda Lovelace ha passato solo 17 giorni nel mondo del porno e i successivi 20 anni a parlarne. Per aiutare le donne a non vivere ciò che ha vissuto lei... per spingerle ad uscire dalle situazioni in cui non si sentono rispettate ma sfruttate.

(Linda Lovelace è interpretata da Amanda Seyfried in "LOVELACE", film del 2013 diretto da Rob Epstein e Jeffrey Friedman)

  Le storie di Dorothy Stratten e Linda Lovelace raccontano il lato più terribile delle pornostar, quello dello sfruttamento e della violenza. 

 Ma non tutte le narrazioni sono così tragiche.

 Un’altra è quella di “PORNO. UNA STORIA ITALIANA” che possiamo ascoltare in un podcast Gedi del 2021 di Antonio Cristiano e Yuri Rosati. Spiegata bene, ricca di interviste e dettagli inediti e interessanti, specie perché crediamo di sapere tutto ma non ne sappiamo niente.

 Qui i momenti salienti (il resto lo lascio all'ascolto):

 1965. Tesi di laurea di Alberto Ferro che ha come tema sesso e censura e viene rifiutata dalle università di Roma e Milano. L’idea gli viene quando un amico è arrestato per aver guardato riviste pornografiche (che allora consistevano più che altro di donne fotografate in bikini). Contatta poi l’editore di quelle pubblicazioni e, col nome di Lasse Braun le diffonde in tutta la Danimarca, diventando in seguito regista di film, che arrivano anche Oltreoceano. Il mercato italiano esplode e da allora gli “spaghetti hard” regalano fama e fortuna a chiunque voglia mettersi in mostra.

 1975. Ai microfoni di una radio privata, Ilona Staller, guidata da Riccardo Schicchi (che fa il fotografo), risponde alle telefonate chiamando gli ascoltatori “cicciolini” e facendo versi e moine. Quella ragazza straniera così disinibita piace a tal punto che diventa famosa al di là dei film hard e la conoscono anche giornalisti, scrittori e politici: ha un volto che ispira purezza e perciò lei può dire e fare le esperienze più oscene uscendone quasi immacolata (Enzo Biagi la chiama “la Callas del sesso”). Anche se il pubblico parla di sfruttamento e diffusione dei valori patriarcali e spesso chi la attacca in pubblico la invita a cena in privato, Ilona e Riccardo si divertono e si sentono liberi è ciò che hanno scelto di fare e lo sanno fare molto bene.

1976. I due, con la collaborazione di Debora Attanasio, creano un impero del porno, “Diva futura” con spettacoli che approdano nei cinema e nei teatri (nonostante l’arrivo di una malattia a trasmissione sessuale come l’Aids) e nuove dive che si affiancano a Ilona, guadagnando cachet stellari. Sono le donne ad avere potere e a decidere come gestire il proprio corpo; la più famosa tra loro diventa Moana Pozzi, che diventa diva anche dello star system. E apre la strada anche ad altri attori e attrici hard, come Rocco Siffredi e Milly D’Abbraccio, mentre Ilona arriverà fino al Parlamento e la stessa Moana sarà leader del Partito dell’amore.

A metà anni ‘90, però, Ilona si ritira dalle scene e Moana muore misteriosamente. E con loro cambia il modo di intendere il porno, che da vhs e dvd diventa “proprietà” di internet: è lì che si fanno i veri affari. E, col tempo, i video diventano sono sempre più brevi: non sono storie e desiderio, ma corpi in movimento. 

Non ci sono più le case di produzione: ora chiunque, da casa propria, può creare dei video e guadagnarci e chi lavorava nell’ambiente si è reinventatə. Le pornodive di oggi, come Valentina Nappi, sono influencer sui social e gestiscono da sole il proprio cachet. 

Ps: Da non perdere la puntata bonus-track con la conversazione sulla pornografia con Michela Murgia





 

 

 

Coinquilin* di antinnocenza: