C'era una volta il momento cui, per eliminare una persona dalla tua vita, bastava non telefonare né scrivere più. Adesso la devi anche rimuovere da tutti i social.
Per alcun3 è un gesto piuttosto automatico e sono inclin3 a farlo per ogni commento fuori luogo. Altr3 tolgono il saluto nella vita ma sui social il contatto rimane in nome di una vecchia amicizia (o amore). Altr3 ancora faticano a cancellare le persone.
Io sono di quest'ultima categoria, nella vita come nei social. Dò sempre una seconda e a volte anche una terza e quarta possibilità e non elimino una persona solo perché ha litigato con chi mi sta simpatic∂ o perché la pensa in modo diametralmente opposto al mio.
Preferisco farmi delle domande di solito, tipo: Cosa rappresenta quella persona per me? È davvero così insopportabile da rovinarmi la giornata? Perché lascio che influenzi il mio modo di essere?
Certo, ci sono delle eccezioni: le offese gratuite, ovviamente, o il palese travisamento della realtà. Twitter deve aver ragionato nello stesso modo quando ha cancellato l'account di Donald Trump. E molti altri dovrebbero essere trattati allo stesso modo, vista l'acredine che riversano sui social (che credo derivi da una profonda insoddisfazione personale - il post "Per cosa ci arrabbiamo davvero?" lo spiega molto bene).
Alcun3 sono costrett3 ad autocancellarsi dai social per evitare la "shit storm" (letteralmente, "tempesta di merda") che arriva addosso per qualsivoglia motivo... perché i social permettono a chiunque di giudicare la tua vita e a volte lo fanno non a ragion veduta.... In questo caso si tratta di autoprotezione perché le conseguenze possono essere nefaste.
Se non fosse che, di questi tempi, se si scopre che qualcun∂ è stato cancellat∂, parte automatica la protesta sulla libertà di parola.
Un diritto sacrosanto, certo, ma lo è anche quello di informarsi prima di parlare e di avere rispetto. E, se mancano, il "ti cancello" è la giusta punizione.
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