Sai capire e aiutare chi te lo chiede?

Non tutt∂ sono espliciti come Will Coyote, che alzano un cartello (anche se, non lavorando alla Acme, difficilmente potremo soccorrerlo).

Con alcun∂ devi captare l'SOS. Decifrare il puzzle delle relazioni, stabilire una reciprocità, osservare comportamenti, gesti e sguardi. Più conosci le persone e più potrai comprendere anche ciò che non ti dicono a parole.

Una volta però capito che qualcun∂ ti chiede aiuto, cosa fai? 

Di certo non cambiare discorso, minimizzare la situazione, raccontare la tua esperienza e fare critiche "sincere". Tutti comportamenti che, anziché risolvere, peggiorano.

Chi vuole aiuto cerca ascolto e comprensione, più che una soluzione.

Vuole che l∂ prendi metaforicamente per mano dicendo che non è sol∂ e che starai al suo fianco nei momenti difficili, come questo, proprio adesso, proprio mentre state parlando. Non dire "ci sarò quando avrai bisogno" se sai che ora che ha davvero bisogno non hai tempo... non tornerà più perché ti sei bruciat∂ la possibilità di aiutarl∂ davvero.

Quanto al linguaggio di supporto, la dottoressa Jennifer Freed, in un articolo che ho letto su Goop, consiglia di seguire i quattro elementi:

- fuoco: attraverso azioni e coraggiose dimostrazioni (regali, cibo, vacanze...)

- terra: attraverso sforzi coerenti (lasciare tempo e spazio, mantenere la calma, esserci un po' tutti i giorni anziché una volta ogni tanto con gesti eclatanti)

- aria: attraverso la comunicazione (essere positivi e incoraggianti, essere curiosi e fare domande, respirare insieme, discutere in modo rispettoso)

- acqua: attraverso veri sentimenti (empatia, compassione, attenzione senza distrazioni).

Non esistono più scuse... dire "non so come aiutarti" non è una frase che ha senso, ormai... abbiamo la casistica completa: ricordiamoci di usarla....e non perché siamo brav∂ e abbiamo imparato la lezione... ma per offrire un aiuto sincero e concreto e disinteressato a chi ne ha bisogno