Nonostante siano passati decenni dalle prime edizioni, questi show attirano sempre il massimo dell'attenzione.
Personalmente non ho mai visto un'edizione completa dell'Isola dei Famosi. E del Grande Fratello solo le prime tre e qualche puntata delle ultime: adoravo già ai tempi Luca Argentero, mi sono sempre definita una "taricona" perché Pietro era talmente schietto e iconico che non si poteva non "innamorarsene" e penso che un "personaggio" come Tommaso Zorzi sia talmente innovativo e complesso e creativo e originale che andasse seguito con molta attenzione. Quindi, arrivat3 in questi tempi televisivi in cui ogni reality si sussegue all'altro senza pause, è logico per me domandarmi come possano avere ancora tanto successo di pubblico.
Col passare degli anni si è inevitabilmente persa la sorpresa di cosa possa succedere a persone costrette a convivere in una casa o su un'isola senza contatti con l'esterno: non c'è più spontaneità e tutt3 sanno cosa stanno facendo e che, se si comporteranno in un certo modo, otterranno contratti di lavoro una volta usciti, per cui se ne approfittano, più o meno biecamente.
Per gli autori, il lavoro è aumentato: inizialmente era sufficiente controllare i concorrenti, adesso invece devono creare un cast abbastanza eterogeneo e capace di creare interazioni.
E lo fanno nel modo più semplice e accattivante, ovvero fomentando dei dissapori, sia dall'interno che dall'esterno, e facendo intervenire famigliari e persone che possano metterli in crisi. In questo modo si garantiscono ascolti e attenzione: perché?.
È lo "schadenfreude". Il meccanismo che determina il successo di questo tipo di programmi è un fenomeno sociale descritto (dalla storica della cultura Tiffany Watt Smith nell'omonimo libro), come "la sottile gioia per le disgrazie degli altri".
Praticamente ciò che ha reso indimenticabili personaggi come Stanlio & Ollio, Charlie Chaplin e Buster Keaton: se qualcuno cade, o prende una torta in faccia, o fa una gaffe di qualsiasi tipo, noi ridiamo....il principio base delle comiche.
Ma lo schadenfreude capita anche quando qualcun∂ ci supera con l'automobile e poi si deve fermare per un semaforo rosso, se invidiamo la vacanza di un amic∂ e poi scopriamo che è piovuto, se l'amic∂ super fig∂ che avevamo da piccol∂ ha sposato chi l'ha cornificat∂ ecc.
Ecco, secondo me, chi guarda i reality vuole vedere i concorrenti, specie se sono vip, piangere perché sono affamati o urlare perché altri fanno rumore e non possono dormire. Vuole vedere le debolezze altrui per sentirsi migliore nella vita di tutti i giorni e per capire che ciò che succede a noi succede anche ad altr3...e peggio. Ci fa sentire normali...uguali...
Se vedo la situazione da questo punto di vista però, penso anche che abbiamo bisogno di un bell'esame di coscienza.
Noi dovremmo sentirci meglio se qualcun∂ ha successo e peggio se qualcun∂ sta male, non il contrario.
Qualcosa dovrebbe dunque cambiare anche nella mente di chi progetta e trasmette questi programmi...sono reality, è vero, ma potrebbero mostrare coloro che si impegnano perché il mondo sia un posto migliore per vivere, grazie alla benevolenza e alla compassione, non con la rabbia e l'odio...per creare telespettatori, ed esseri viventi, emotivamente più equilibrati.
Lo so che è come chiedere "la pace nel mondo" ma chiedere non costa nulla.
"The Truman show"(film del 1998 di Peter Weir) testimonia sia l'ossessione per la vita degli altri che il vivere in funzione delle aspettative altrui.
Tutt3 guardano le vicende di Truman Burbank 24 ore al giorno trascurando le proprie, vivendo per riflesso ed emozionandosi per qualcun∂ che non conoscono e con cui non possono interagire se non accendendo e spegnendo la televisione.
Lui vive una vita in cui non ha alcun potere decisionale: ogni sua azione e ogni suo pensiero sono organizzati e direzionati dal capo struttura e dagli sponsor. Quando inizia a comprenderlo, le manipolazioni si moltiplicano, arrivando a infondergli paura per la propria vita pur di impedirgli di uscire dal controllo delle telecamere.
Jim Carrey, con le sue espressioni ingenue e disincantate, rappresenta chiunque abbia la convinzione di non essere pienamente se stess∂ e poter aspirare a qualcosa di meglio, ma abbia paura a scoprire cosa c'è al di là della quotidianità che conosce.
E ci insegna che, anche come spettatori dovremmo prendere la realtà per come si presenta e non pretendere la sua versione edulcorata o danneggiata per farci godere dei limiti dell'odio e dell'amore. Rischiamo altrimenti di oltrepassare i limiti: per accontentarci finirà che gli autori calpesteranno la privacy, i sentimenti, la compassione... o tenteranno di affogarli, come fa Christof con Truman.
Una telecamera sorvola ambienti e giardini da sogno ed entra letteralmente dentro la vita di Kris, Kim, Khloe, Kourtney, Kendall e Kylie. E basterebbe questa immagine a sintetizzare cosa accade in tutte le puntate delle varie stagioni di “The Kardashians” (anche se Kendall e Kylie sono tecnicamente delle “Jenner”). Che è la stessa cosa che accade in “The Ferragnez” (con Chiara e Federico): vite private trasformate in show di intrattenimento.
Sembrano eventi reali, e in parte lo sono, ma c’è un copione o, almeno, un accordo, per poter trasmettere alcuni eventi (si tratta di due nuclei familiari molto sfaccettati quindi è semplice costruirlo: basta esaltare sfaccettature della loro personalità). Si finge ciò che è realmente accaduto un attimo prima, per aggiungerci più sentimento, più sorrisi, più rabbia. Soprattutto più trucco.
Ancora una volta ci si domanda: perché esiste questo genere di intrattenimento? Perché gli spettatori amano le serie tv in cui si possono affezionare a3 protagonist3 (e perché amano lo sfarzo delle vite dei VIP) e perché le celebrities non ne possono più dei paparazzi che l3 inseguono così decidono loro cosa mostrare di privato… oltre naturalmente il fatto che stiamo parlando di business.
Appaiono dunque in programmi televisivi che poi il pubblico guarderà (come il “Saturday night live” e i talk show), pubblicizzano prodotti che il pubblico comprerà (come quelli della “Chiara Ferragni collection”) e si mostrano mentre preparano il materiale promozionale per la stessa serie che stiamo già guardando. trasformandosi in uno spot umano e dando loro in cambio un pezzo, più o meno imponente, della propria privacy.
Si mostrano sempre più preoccupat3 che alle loro azioni corrisponda una reazione, ovvero “Come reagiranno i social media??”. Sono talmente convint3 di essere “al centro del mondo” che ogni tanto una persona esterna fa loro il discorsetto perché capiscano che non è così e che si stanno lamentando di una condizione super privilegiata (James Corden dice a Khloe Kardashian: "Stai bevendo champagne alle 4 del pomeriggio di lunedì… e lo fai per lavoro!").
Quello che nessunə di loro ha consciamente realizzato (è lo psicologo a farlo capire in tutti i modi ai Ferragnez) è che il giudice più severo non sono i social, ma loro stess3. Ho notato che in entrambi gli show le donne tengono tutte le braccia posizionate non a caso ma in modo da coprire spesso la pancia, per esempio, o portanto vistosi occhiali da sole per coprire un volto struccato o con le occhiaie.
Ma è anche certo che, quando accade loro qualcosa, la rete social la amplifica a dismisura, così si ritrovano a dipendere dall’approvazione altrui… e sono dispost3 a fare ogni cosa pur di compiacere chi mette i like e fa guadagnare i loro business. Letteralmente ogni cosa: dalle ecografie di Chiara al prelievo degli ovociti di Kourtney (cosa che ho trovato decisamente troppo privata da mostrare in tutta la sua interezza… per fortuna il prelievo di sperma del fidanzato ci è stato risparmiato). E capiamo che lo scopo è stato raggiunto perché ottengono approvazione da moltissime persone, famose e non.
Tutta questa “realtà fasulla ed esagerata” scatena ovviamente lo schadenfraude di cui parlavamo più sopra. In questo caso ridiamo quando una madre (che ha appena fatto il bagno nelle bolle di sapone indossando diamanti e bevendo Martini) esalta la figlia perché è stata capace di rimettere a posto il carrello della spesa, quando arriva la neve finta per Natale a Como, quando una ragazza di 26 anni si fa flebo ogni giorno e dorme in una camera iperbarica e quando tutt3, indistintamente, al di qua e al di là dell’Oceano, fanno benzina col motore acceso e dicono di mangiare ma i piatti sono sempre pieni e intatti.
Nonostante le assurdità continuiamo a guardare, per cercare l’essere umano che si nasconde in ogni gesto, dietro ogni post, in ogni copertina. L’ho fatto anche io e mi sono chiesta: ma esiste? La risposta che mi sono data è: sì, esiste, ed è ben nascosto… dentro i fotogrammi penso ci sia una personcina che non fa altro che piangere ed è così insicura da aver bisogno di circondarsi di approvazione continua. Il punto è che ogni protagonista di questi show lo è quindi la vera domanda è: chi di loro ha più bisogno di conferme??