Avevo appena iniziato a guardare questa serie tv, chiedendomi come potesse una liceale arrivare al punto di suicidarsi, quando, sul mio diario del 1994, ho letto queste parole:
Cioè, qui in casa c'è una coalizione...appena uno si mette in testa che sto facendo qualcosa di sbagliato, tutti contro! Ce ne fosse uno (anche a turno, non pretendo tanto) che cercasse di mettersi nei miei panni! Vorrei solo che, anziché saltare su ogni tanto con queste prediche che mi fanno solo incazzare, qualcuno mi chiedesse cosa provo, se mi diverto, se sono felice e non aspettare di trattarmi bene solo quando piango, passare un giorno a chiedermi se è tutto okay e poi fregarsene. Oh, ma in che casa vivo???!!!
Ho capito all'istante che la ribellione è un fatto generazionale, perché, quando vai alle superiori, cresci di colpo e ti trovi a rapportarti col mondo direttamente, senza "aiuto". Quindi da una parte non vedi l'ora di staccare il cordone ombelicale dalla famiglia e dall'altro vorresti ancora essere considerat∂ piccol∂ e trovarvi conforto.
Io, poi, l'ho risolta col dialogo, anche perché personalmente non mi era successo niente di grave, invece Hannah Baker si è tagliata le vene nella vasca da bagno.
Ma, prima di compiere questo terribile gesto, ha inciso delle cassette: 13 lati in cui designa altrettante persone come responsabili del suo suicidio, e ne consegna una copia alla prima persona ed un'altra ad un amico fidato. Ognuno di loro dovrà ascoltarli tutti e passarli al successivo nella lista: se non lo farà, l'amico fidato li renderà pubblici.
Questa scelta crea il panico nei suoi compagni di scuola coinvolti, ma soprattutto in Clay Jensen, che è stupito di riceverli e che, ogni volta che sente la voce di Hannah, ricorda quella dolce ragazza che lavorava con lui al bar del cinema, chiedendosi cosa possa averle fatto di male per spingerla al suicidio.
Noi lo scopriamo con lui, seguendo ogni episodio come se inserissimo ogni lato delle cassette nel walkman.
Vediamo rappresentati, in tutta la loro cruda realtà, il bullismo, la solitudine, le violenze fisiche e verbali e come questi temi vengano affrontati dai ragazzi e dagli adulti. Da una parte confusione, dolore, silenzio, paura; dall'altra l'incapacità di confrontarsi, il voler dare delle regole e il distogliere lo sguardo senza approfondire.
In stagione 2 infatti è proprio la scuola ad essere messa sotto processo: Olivia Baker (Kate Walsh - "Grey's anatomy", "Private practice") accusa la Liberty High di aver sottovalutato la condizione di sua figlia distogliendo lo sguardo da lei e preferendo etichettarla come una cattiva ragazza pur di salvare persone più "meritevoli". In aula vanno a testimoniare coloro che erano citati sui nastri, e non solo, per raccontare la loro visione di Hannah e delle sua vita, piena anche di silenzi e di ambiguità.
È il momento dunque per alcuni segreti di essere svelati e resi pubblici, ma, mentre accade tutto questo, qualcun altro ha bisogno di aiuto e nessuno se ne accorge
Sono fermamente convinta che, seppure "dura", questa serie andrebbe vista nelle scuole, con alunni, insegnanti e genitori. In modo che ognuno si chieda se e cosa sta sbagliando, ma soprattutto se siamo noi Hannah Baker o se sappiamo chi è e cosa possiamo fare per salvarla.
Ps: Ho letto su un quotidiano che, dopo il suicidio di una ragazzina che aveva lasciato una lista di motivi per cui aveva compiuto il gesto, alcuni genitori hanno cercato di mettere al bando la serie. Ecco un classico esempio di ciò che succede di solito: dare la colpa alla televisione per l'ispirazione anziché leggere quella lista e dare le colpe a chi le ha davvero, perché è sempre più semplice puntare il dito contro altri che rivolgerlo contro se stessi... Per evitare comunque dubbi, prima dell'inizio della stagione 2, Dylan Minnette (Clay), Katherine Langford (Hannah), Justin Prentice (Bryce) e Alisha Boe (Jessica) si presentano per spiegare il perché la serie sia stata creata, e alla fine di ogni puntata una voce ci avverte che esiste il sito 13reasonswhy.info a favore di chi ha bisogno di aiuto.