A parte il mio percorso di studi (ho una laurea e un dottorato che lo dimostrano), non è per caso se nella vita mi occupo anche di alimentazione: non c'è stato momento, infatti, che non sia legato a qualche cibo, ed è è giunto il tempo di mettere questi istanti nero su bianco.
Fin da piccola, non sono mai riuscita a sopportare il bollito, specialmente di manzo...carne stoppacciosa, che dovevo mangiare perché "mi faceva bene", ma che per me non aveva sapore e mi rifiutavo (rifiuto) di ingoiare. Amo invece le salse di accompagnamento, come la stupenda giardiniera, o quella verde, che mio nonno materno preparava personalmente aggiungendoci una manciata di ortiche del suo orto, e io ho sempre cercato di scovarne in bocca il pizzicorino.
Mio nonno paterno invece tornava ogni volta dal bar con un regalino dolce per me: nel migliore dei casi, quei famosi wafer alla nocciola in cui si sentivano quasi i granelli di zucchero sotto ai denti; in quello "peggiore" con le caramelle di pomo...dure, al succo di mela (che vivevano poi nel suo cassetto del comodino assieme a quelle di rabarbaro) e che per me avevano il sapore del paradiso.
Già che stiamo facendo la carrellata su nonni & cibo, a questo punto mi balzano alla memoria le merende della nonna materna e i pranzi di compleanno di quella paterna. Che poi la merenda consisteva solo in pane e formaggio e in un tè caldo...ma giuro che, ancora oggi, nonostante cambi di bustine e foglie quasi continui, non riesco a rifare un tè così buono. Invece, il giorno del compleanno è sempre stato accompagnato da una pietanza speciale: per mia mamma tortelli di zucca, per mio papà lasagne e per me medaglioni. Di pomeriggio, una bella festa con gli amici e i compagni di scuola, con torta rigorosamente alla frutta...chissà perché, non c'erano mai quelle delizie di sfoglia a base di crema e cioccolato...però potevo sempre contare su mio cugino che faceva i popcorn: comprava il mais, lo metteva in padella nell'olio caldo, poggiava sopra il coperchio, ed ecco subito il crepitio dello scoppiettare e lo sbirciare ogni tanto per vedere se erano pronti, e ce n'era sempre uno che usciva fuori e saltava per la cucina come impazzito.
Nei caldi pomeriggi estivi ci trovavamo tutti al parco: giocavamo per ore su altalene e giostrine, ma poi partivamo coi soldi in tasca per comprare il gelato (e quanto tempo passato davanti a quei cartelli per scegliere il più buono!). Oppure, più grandicelli, organizzavamo i picnic, preparandoci i panini ai gusti più strani, ma non dimenticando mai di passare dal negozio di alimentari dei genitori della mia amica per saccheggiare le delizie più appetitose. O, ancora, per consolarci da interrogazioni e compiti in classe, stavamo sedute sulla panchina a mangiare torcetti al burro, una tavoletta intera di cioccolata e bere latte dal cartone...e c'era sempre il cane Giotto che ci faceva compagnia finendo i nostri avanzi.
Ma il vero paradiso per dei ragazzini che giocavano a calcio e delle ragazzine che andavano sull’altalena era la tabaccheria, coi suoi rifornimenti di caramelle & chewing gum & snack. (Se siete produttori di queste meraviglie considerate tutto ciò che leggerete come un Grazie per avermi dato una bellissima infanzia).Morositas: buone eh alla frutta, ma alla liquirizia sono quasi insuperabili.... Zigulì: le vendevano solo in farmacia e invece qualche settimana fa le ho trovate anche al supermercato. Tic Tac all'anice: perché non esistono più? Mentos: ne ho un pacchetto rainbow tuttigusti proprio ora nel cassetto. Pasticca Valda, con la menta più amara del mondo. Fishermann, che ti aprono tutti gli orifizi. Rossana, una vera delizia. Elah, con panna e liquirizia, ben divise, da mischiare in bocca. Dietorelle, ma chissà perché in versione toffee erano più dolci delle vere toffee. Alpenliebe: al cinema dove lavoro ne abbiamo una versione greca senza zucchero, ma non danno la stessa soddisfazione. Galatine: una "droga" di cui non mi sono ancora liberata. Fruit Joy...e tutti, dico tutti, abbiamo fatto a gara a chi le masticava per primo. Frizzi Pazzi che sfrigolavano sulla lingua. Big Babol: con cui potevi fare palloni così grossi - perché la pubblicità allora era vera, non esagerata - che ti si appiccicavano alla faccia e al naso e a volte te le mettevano anche alla fine del cornetto al posto della punta di cioccolata. Brooklyn: in comode lastrine e mi piacevano da pazzi quelli al limone, all'arancio, alla cannella. Quelle piccole rosa ripiegate ai lati e vendute sfuse, nel cui incarto c'era un tatuaggio temporaneo che non rimaneva mai appiccicato addosso, per quanta acqua ci mettessi.Gli snack Ciocorì e Biancorì, col cioccolato al latte e bianco, avvolto attorno al riso soffiato (che bontà mammamia). Il Raider (diventato Twix) che mi hanno fatto scoprire quanto sia buono il caramello.
Questi erano semplici piaceri, quelli dell'infanzia, che ti rimangono impressi quasi a fuoco nella memoria e che hanno costituito il mio patrimonio alimentare di base...quello che, purtroppo, non tornerà più perché accompagnato dall'innocenza dei bambini.
Crescendo, però, ho imparato ad apprezzare i cosiddetti "sapori del mondo", come la torta Sacher mangiata a Vienna durante una mattinata piovosa di una gita scolastica, i pizzoccheri che la nonna di una mia compagna dell'università faceva buonissimi ma che non ho mai assaggiato, i panini scuri con quel formaggio trentino che io non conoscevo nemmeno (e la cosa si è presentata all'opposto quando in stazione a Milano ho chiesto "gnocco con la mortadella" e la commessa, dopo i miei tentativi di spiegazione di ciò che per me era ovvio mi ha detto: "ma no! si dice focaccia con la bologna!"), i kassoufflè delle macchinette di Amsterdam, le empanadas e le tapas mangiate a sbafo a San Sebastian, il gazpacho di Siviglia (ma quanto aglio c'era??!!!), il bloody mary bevuto perché lo prendevano sempre i Duran Duran e chissà-com'era-buono (almeno finché non ho scoperto che era salsa di pomodoro con del pepe!!), la paella, la quiche lorraine di Lione, la pizza al formaggio de chevre annafiata di Beaujolais e gustata ai piedi di un monumento, gli arrosticini che ci hanno fatto assaggiare alle foci del Pescara e l'insalata greca.
Ma quelli erano anche gli anni degli esperimenti culinari più folli, come la pastasciutta panna-prosciutto-piselli che finiva regolarmente incollata sul fondo della pentola, o i panini mozzarella-salame-maionese, divisi per due (per non ingrassare troppo) e divisi fino all'ultimo boccone.
Con il tempo ho regolarizzato il mio modo di mangiare e il mio palato ha imparato ad assaggiare alimenti nuovi e a non rifiutare a priori qualcosa solo per la consistenza e il profumo non proprio allettante. Ma la mia memoria ha ancora, da qualche parte, tutti questi buoni sapori e ricordi. Ed è stato bello ripercorrerli qui...servono per ricordarmi il piacere non solo del cibo, ma anche della compagnia.