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 "Parole per Giulia"

 

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 Questo consiglio deve diventare uno dei più importanti, da non dimenticare mai.

 Siamo macchine meravigliose, noi umani, in grado di “funzionare” autonomamente, senza l'intervento della volontà. Corpo e mente ci permettono di muoverci, di pensare, di nutrirci, di parlare, di sentire, di emozionarci, di afferrare, di amare… ed è tutto inconscio, inconsapevole.

 Siamo così abituat3 che ci accorgiamo di questo meccanismo solo quando si inceppa.

 Solo quando scopriamo che qualcosa non va, nel corpo e/o nella mente.

 Improvvisamente, comprendiamo che la vita non sta più scorrendo semplice come prima ma qualcosa, di impercettibile o di molto evidente, si è spezzato.

 Allora corriamo ai ripari. 

 Ci affidiamo ai dottori, agli scienziati, ai ricercatori, ai guaritori, all’omeopatia, alla psichiatria… a qualsiasi persona ci sappia dire quale ne sia la causa e come sia possibile curarla.

 Per tornare come prima. Anche se spesso questa è solo un'illusione e qualcosa di spezzato rimane sempre.

 In questo post ci muoviamo nel mondo di malattie e pazienti, dottori e infermier3, alla ricerca di comprensione… per capirne di più… per sapere che non siamo casi rari… che non siamo sol3… che non dobbiamo dimenticare di prenderci cura di noi stess3. 

 E, ci tengo a precisare: se hai bisogno, per qualsiasi disturbo, fisico e/o mentale, non esitare… chiedi aiuto.

 

  Una delle domande che ogni tanto facciamo a noi stessi é: "Cosa farei se dovessi morire presto?". In questo serial la prospettiva si ribalta completamente.

 Stella Abbott (Lucy Hale nel serial "LIFE SENTENCE", 1 stagione) ha scoperto di avere il cancro e pochi mesi da vivere perciò madre, padre, fratello e sorella l'hanno spinta a fare tutto ciò che ha sempre desiderato per renderle meraviglioso ogni momento. Si è anche sposata con un ragazzo che ha conosciuto durante una vacanza a Parigi.

 Stella però guarisce. 

 E scopre di aver vissuto un'illusione appunto, portata avanti da tutt3, che si sono sacrificati per lei, nascondendole i problemi. È costretta quindi a "conoscere davvero" suo marito, a trovarsi un lavoro anziché andare all'università, a ripetere l'esame di diploma e a darsi da fare per risolvere i guai della famiglia, che sono in continuo aumento.

 "Life sentence" ci mette di fronte a quanto dei nostri tempo e attenzione dedichiamo alle persone a cui vogliamo bene per rendere la loro vita perfetta, sottraendoli alla vita di ogni giorno e ai sogni di carriera, avventura e felicità che avevamo. L'insoddisfazione può anche spingerci ad un certo punto ad allontanare queste persone scaricando su di loro colpe che non hanno.

Quello che gli Abbott ci insegnano però è anche che il vero affetto non è mai un sacrificio, ma un compromesso...un "sto dalla tua parte" e "ti aiuto a venirne fuori", ma anche un "realizza i tuoi sogni e io sarò felice per te e ti aspetterò perché ti voglio bene" e "voglio conoscere chi sei davvero"...senza arrendersi mai.

  Claire Simmons (Jennifer Aniston nel film del 2014 di Daniel Barnz "CAKE") soffre di dolori cronici per le sue cicatrici.

 In macchina non riesce a stare seduta. La notte fatica a dormire. Ha bisogno di aiuto per fare qualsiasi cosa. Racconta bugie pur di avere antdolorifici in più. 

 Li assume regolarmente, in quantità, ma la situazione non migliora.

 Perché Claire soffre anche psicologicamente.

 La donna ha subito un grave trauma e il dolore fisico e morale è insopportabile. Ma il suicidio di una ragazza del suo gruppo di sostegno la spinge ad affrontare ciò che ha sempre negato. 

 

 Le malattie mentali sono le più difficili da affrontare. Non ci si fa aiutare perché non si vuole essere etichettat3 come "pazz3" ma ci sono certi disturbi per cui un aiuto è indispensabile.

 La dottoressa Wilbur rimane sconvolta quando davanti a sé trova Sybil Dorset (Tammy Blanchard nel film "SYBIL" di Joseph Sargent del 2007), una donna che soffre di personalità multiple.

 La ragazza cambia dall'una all'altra con una certa fluidità e quando torna in sé non ricorda assolutamente nulla.

 Sono ben 16 ragazze diverse e avere a che fare con loro è faticoso e pericoloso ma anche clinicamente interessante. 

 Il dottore che l'aveva visitata in precedenza la giudicava solo un'isterica a cui va tenuto sotto controllo il mestruo, invece la Wilbur pensa che ci sia molto da scoprire. Lui allora la accusa di essersi inventata il caso solo per avere un articolo pubblicato e diffonde la notizia ai colleghi, che la prendono in giro.

 Invece il Disturbo Dissociativo dell'Identità è una malattia che non va sottovalutata e nasconde in sé molti traumi che faticano a trovare una soluzione.

 

 

 

Coinquilin* di mentecorpo: