Quanto può incidere un pregiudizio nel pensare a una città?
Nel caso di Berlino... tanto. Io lo avevo e nemmeno mi ero accorta quanto fosse preminente e pesante.
D'altronde, cosa sapevo io di questa città?? Fondamentalmente due cose.
La prima è quello che mi hanno raccontato i parenti sulla Seconda Guerra Mondiale... iniziando da ciò che avevano passato loro in Italia, ho immaginato un evento di proporzioni ancora più terribili in Germania, dove Hitler perseguitava gli ebrei e chiunque non fosse della razza giusta. E un po' di più ho saputo dalla filmografia come "Schindler's list", "Jojo rabbit" e altri titoli... quelli che mi commuovono sempre fino alle lacrime.
La seconda è il ricordo molto netto del 1989 in cui sono stata a tanti scioperi per fare abbattere il muro, eretto nel 1961 e che divideva in due la città... A scuola il programma di storia non aveva certo toccato i temi di attualità, ma sapevo che dovevo farlo... dovevo aiutare a sensibilizzare l'opinione pubblica perché avevo di certo capito che la vita di molti giovani berlinesi non era spensierata come la mia in quel momento... molti di essi potevano anche perdere la vita, cercando la libertà.
Giovani come Peter Fechter, che aveva solo 18 anni quando, il 17 agosto 1962, ha cercato di attraversare il muro da Berlino Est verso Berlino Ovest in Zimmerstraβe. Ma è stato colpito dalle guardie, addestrate a sparare contro chiunque tentasse di superare la barriera, e lasciato sanguinante sulla linea di confine... non l'ha aiutato nessuno.
Checkpoint Charlie è una zona piena di storie come la sua. Era un posto di blocco (il nome deriva dall'alfabeto fonetico Nato) che ha visto passare militari, diplomatici, visitatori stranieri, carri armati... e ancora oggi ha Peter come suo rappresentante...
Ovviamente non è l'unico... in tanti punti di Berlino, a ridosso di dove c'era il Muro, ci sono memorie di chi ci ha provato... di chi ha tentato in ogni modo di riprendere la propria libertà che era stata tanto improvvisamente tolta ed ha perso la vita provandoci...
Girando per la città poi la mente va ancora più indietro nel tempo e dal Muro torni indietro fino alla Dittatura.
E quando ti trovi di fronte palazzi di una certa imponenza e austerità come il Reichstag, costruito nel 1884 e usato da Hitler, dopo che fu incendiato nel 1933, come pretesto per sospendere le libertà parlamentari e far arrestare migliaia di oppositori, capisci immediatamente quanto la città ti trasmetta un senso di austerità...anche se ora l'edificio è coperto da una cupola che simboleggia l'apertura ed è la sede del parlamento... ovvero un luogo in cui si discute e si crea un futuro che sia a misura dei bisogni dell'umanità.
Pensi dunque che prima del Muro la situazione era ancora peggiore, che qui si dettavano le leggi del mondo e non potevi opporti.
Un mondo dove la diversità, che tanto amo, non trovava spazio.
Dove l'egoismo della razza ha distrutto vite portando paura e morte.
Credo sia quindi quasi inevitabile pensare che la città sia ancora un simbolo di dittatura...
Il mio pensiero chiuso e pregiudizievole inizialmente era proprio che, nonostante tutto, una sorta di voler primeggiare aleggiasse nell'aria.... una specie di "si siamo in pace ma se c'è da decidere qualcosa lo facciamo noi e qui non c'è posto per la compassione"...
Ma poi mi sono ritrovata letteralmente dentro al Denkmal fur die Ermordeten Juden Europas... 2711 blocchi in cemento scuro a differenti altezze, disposti su 19mila mq... un monumento, a ricordo degli ebrei europei vittime del nazismo, inaugurato nel 2005 su un progetto di Peter Eisenman e Buro Happold.
Dentro perché è fondamentalmente un labirinto con un pavimento ondulato.
E man mano che i blocchi si alzano senti sempre di più la claustrofobia attraversarti. Pensi a tutto quello che gli ebrei hanno subito... alla privazione di ogni libertà, alle torture, al rischio di morire ad ogni respiro.
E in città sono molti i musei e opere d'arte dedicati alle vittime delle persecuzioni... sempre in modo da evidenziare verità e compassione.
La facciata laterale di un palazzo, invece, in una zona accanto al Muro, raffigura questo dipinto, che esemplifica molto bene come quell'evento abbia portato altrettanta privazione della libertà, altrettanta tortura e altrettanto rischio di morte. Visto da vicino è impressionante per i colori e il realismo... ci penserò ogni volta che vedrò tagliare una bistecca, lo giuro.
(Ho scelto questa foto ma ho visto tanti disegni e frasi e fotografie sui resti di Muro della East Side Gallery e in giro per la città... c'è tanta partecipazione e non puoi ignorare cosa sia successo neanche se volessi)
Sono le parole e le immagini e i monumenti una Berlino che non vuole dimenticare. Come ho sentito dire da una guida turistica, i berlinesi sono ben consci di ciò che hanno dovuto passare e che li ha resi ciò che sono oggi... una popolazione che ha deciso di celebrare i loro antenati e le loro lotte in ogni modo possibile. Che ha deciso di riportare alla luce ciò che è stato sepolto e di parlare di ciò che è stato dimenticato... e di punire i responsabili.
Questo è il passato che riemerge e insegna che dopo ogni repressione c'è sempre la rinascita... la voglia di mantenere la pace... il rispetto dei defunti... e la determinazione nel non ripetere gli stessi errori permettendo ad ognuno di esprimersi al meglio.
Il mondo può essere curato meglio per mezzo dell'arte... succede spesso in questo posto (Michael Spengler)