Nell'industria musicale, la donna era solamente una musa ispiratrice.
Molte canzoni sono dedicate a lei: era però più che altro una figurina "ferma e zitta sul balcone" che ascoltava estasiata una serenata e accettava un amore cantato con tanta passione.
Sembrava la fine di una bella favola. Invece era solo l'inizio. Perché pian piano le donne hanno deciso di diventare loro la musica.
Alcune hanno iniziato come coriste: intonate sì, ma in sottofondo, dietro a un uomo che occupava tutta la scena.
Altre hanno provato a diventare interpreti di brani da discoteca, ma a volte il viso era quello di una modella.
Altre ancora erano nel coro parrocchiale o cittadino, confuse in mezzo a tante bellissime voci.
Molte di esse però hanno trovato la forza e il coraggio per esprimere se stesse completamente, cantando non solo dell'amore ma anche dell'indipendenza e dei loro sogni. E componendo brani qualitativamente migliori di quando erano "imprigionate" in rapporti tossici col proprio partner o con una casa discografica che cercava di direzionarle e in qualche modo snaturarle.
Sono così diventate muse ispiratrici per altre donne. Che hanno tratto forza dalle loro parole, dal loro carattere, dai loro suoni.
Perciò, quando sentiamo una donna cantare, dietro c'è sempre una storia da conoscere.... e in questo post te ne racconto alcune.
Nel 1802, a Vienna, Anna Maria Stein decide di separare la sua attività commerciale da quella del fratello Matthias Andreas. A otto anni la bambina si era esibita davanti a Mozart, ma non era solo capace di suonare: col tempo era diventata anche compositrice. Quell'anno decide di iniziare a costruire pianoforti, che firma col suo nuovo nome: Nannette Streicher née Stein, ottenuto dal suo soprannome e dal cognome del marito... ma è lei la vera artista. Anche Beethoven suonerà su uno di quegli strumenti e lo definirà "troppo perfetto" perché lui voleva "essere libero di trovare il suo suono personale". Oltre alla produzione, Nanette organizza anche concerti, sia a casa sua che in un salone appositamente costruito accanto alla fabbrica.
Nel 1927, a Chicago, c'è fermento: sta infatti per arrivare a registrare un album, Ma Rainey, che chiamano "la madre del blues" perché è stata lei a battezzare così questo tipo di musica, quando le chiesero come si chiamava ciò che cantava con tanta rabbia e passione. Quel giorno la donna sa benissimo che dovrà umiliare chi la circonda, perché è l'unico modo per ottenere il rispetto che non otterrebbe in altro modo, visto che è una corpulenta lesbica di colore. Quindi entra nella stanza, lascia i musicisti a suonare in uno scantinato e cerca in ogni modo di non firmare la liberatoria (che significa dare a uomini bianchi il potere sulla sua musica). Ma è solo ascoltando quelle richieste che quell'album passerà alla storia.
Nel 1963 una ragazzina di 17 anni porta al successo una canzone non scritta da lei ma che la legherà per sempre al movimento per i diritti civili. Joan Baez canta "We shall overcome" di Bob Seeger convinta che non sarebbe servito a fermare le guerre, ma sicura che far sentire anche la sua voce sia significativo. Le segnerà profondamente la carriera, segnata anche dall'incontro col menestrello del folk Bob Dylan che la porterà a condividere questo impegno. La storia terminerà, ma Joan Baez rimarrà sempre la voce di quel movimento e oggi lo ripete ai suoi nipoti, perché l'attivismo rimanga in famiglia...
Nel 1967 Aretha Franklyn è stanca. Ha iniziato a cantare a 10 anni per il padre predicatore, sia a messa sia nelle serate a casa. Lo ha visto allontanare la madre, che poi è morta. Lei stessa combatte ogni giorno coi suoi personali demoni, impegnati a distruggerle ogni miglioramento di carriera. E, quando riesce a tranquillizzarsi, ci sono il marito o qualche compagno che vuole controllarla e impedirle di essere se stessa. Aretha decide così di prendere in mano il suo destino e chiedere "Respect": quella canzone (inizialmente portata al successo da Otis Redding, col significato che un uomo, tornando a casa dal lavoro, merita rispetto, invece lei ne fa lo spelling al marito perché comprenda bene che se non le porterà rispetto tornerà a casa e troverà la casa vuota) inizierà un cammino da "regina del soul" che la accompagnerà per tutta la vita, un successo dopo l'altro.
Nel 1978 Anna Mae Bullock chiede il divorzio dal marito Ike. Ha conosciuto quell'uomo in un locale, quando voleva smettere di fare l'infermiera per diventare una cantante: lui le ha insegnato come stare sul palco, come vestirsi, come muoversi, come posare, ma è anche colui che la insulta, la tradisce, la picchia. E il 29 marzo del 1978, dunque, quando dal tribunale ottiene l'unica cosa che ha chiesto: il cognome, quello su cui ha costruito la sua carriera, per ricordarsi di non permettere più a nessun∂ di sfruttare il suo talento, la sua energia e la sua passione... e la corte le concede di essere Tina Turner. Con quel nome Anna Mae non ha più paura ed è proprio per il suo coraggio di osare che nel 1984, con la canzone "What's love got to do with it" diventa l'artista più anziana ad arrivare al numero 1 della Top Ten di "Billboard"... a 45 anni, quando di solito per le donne la carriera è già finita. Lei invece indossa minigonne cortissime e parrucche e si muove col palco con l'energia di una teenager.
Nel 1970 una corista decide di diventare una cantante. Fino a quel momento Diana Ross era una delle The Supremes... anzi, dal 1967 era la leader di Diana Ross & The Supremes. Pensare che era arrivata quasi per ultima, per comporre una band di sole donne (chiamata inizialmente The Primettes), quando aveva solo 15 anni, e poi era cresciuta in talento fino ad affermarsi. Ma ora è pronta. Sa che ha una voce. Sa che ha cose da dire. Non vuole più essere sotto il controllo di produttori che decidono per la sua carriera. Canterà e se vorrà diventerà anche attrice o addirittura produttrice. Diana Ross è pronta... e decide di "saltare".
Nel 1983 una donna sceglie come suo manifesto una canzone sessista scritta da un uomo. Nel 1979 Robert Hazard aveva infatti scritto "Girls just want to have fun" per i maschi, ritenendoli fortunati quando incontrano ragazze che vogliono solo spassarsela. Cyndi Lauper invece cambia il significato di quelle parole, trasformandole nella voglia che hanno le donne di vivere esperienze divertenti tanto quanto gli uomini. Grazie anche al suo look accattivante e al videoclip divertente con ragazze di tutte le etnie, Cyndi Lauper diventa la voce, assieme a Madonna, delle ragazze libere degli anni '80 e ancora oggi quella canzone è un inno perché l'interprete si fa spesso fotografare con una maglietta con la scritta "Girls just want to have fun...damental rights".
A febbraio 1989 Mia Martini ha paura. Ha paura perché sono sei anni che non canta e proprio quella sera deve salire sul palco del Festival di Sanremo. Ha interpretato il jazz, Franco Califano, Bruno Lauzi e Ivano Fossati eppure teme un pregiudizio: quello di portare sfortuna…attaccato addosso a lei da un impresario per screditarne il successo e che la sta perseguitando da sempre, rovinando la sua vita e le sue relazioni. Non sa se ce la farà a superarlo per sempre ma intanto è pronta per un riscatto. Così sale su quel palco e canta “Almeno tu nell'universo “.
Nel 1992 Annie Lennox si separa artisticamente da Dave Stewart: ormai, come Eurythmics, hanno dato all'industria musicale successi incredibili, hanno fatto concerti, hanno avuto riconoscimenti. Ma Annie Lennox ha ancora qualcosa da dire e lo fa con "Diva", il miglior album britannico dell'anno e uno dei migliori del decennio. Con la sua voce ora angelica e ora roca, lei canta l'incomunicabilità, l'inseguire i propri sogni e il non smettere mai di amare e di amarsi. L'album successivo si chiamerà "Medusa" e poi limiterà la sua carriera solista per diventare attivista femminista e impegnata in prima linea nella lotta contro l'AIDS.
Nel 1993 ai concerti rock è comune vedere il "pogo": un "ballo" in cui la musica fa da colonna sonora a una serie di spinte fra il pubblico. In quell'anno, Kathleen Hanna delle Bikini Kill compie una scelta: dà alle ragazze la possibilità di stare sotto il palco e pogare a modo loro, senza rischiare di prendere qualche pugno da maschi troppo esaltati.
Nel 1994 una vicenda giudiziaria chiude un capitolo nella vita di Marianne Faithfull. Negli anni '60 era la fidanzata di Mick Jagger e la loro era una relazione appassionante ma tossica. Tutte le ragazzine invidiavano l'angelica bionda con gli occhi azzurri che camminava per Carnaby Street in minigonna e stivaloni, vestita di broccato e con boa di struzzo, ma nessuno immaginava i suoi tormenti. Quando nel 1967 ci fu una retata per droga e fu arrestata con la band, la stampa aveva trasformato i Rolling Stones in leggenda e lei nella delinquente, puttana e cattiva madre... venne fatta a pezzi. Quando morì Brian Jones, qualche anno dopo, lei partì per l'Australia col gruppo ma tentò il suicidio. Anni dopo visse per strada, anoressica e dipendente dalle droghe. Marianne sembrava destinata a non riemergere. Ma nel 1994 una sentenza le cambia la vita: dopo aver ispirato Mick per molti testi di canzoni senza che lui glielo riconoscesse mai, un tribunale le concede i credits per "Sister morphine"... quello è il momento in cui decide che la rinascita musicale che le sta capitando non è un caso, ma il suo momento per tornare ad essere la donna che aveva perso. E decide di riprendere in mano la sua vita.
Nel 1995 la hit-parade si divide in due tipi di brani: da un lato il pop-rock d'autore (U2, Bryan Adams, Michael Jackson, Bon Jovi...), dall'altro la disco (LaBouche, Scatman John, Corona...). E poi, come sbucata dal nulla, lei, Alanis Morissette, che pubblica quello che sarà un album icona degli anni Novanta, "Jagged little pill". L'effetto è dirompente perché urla in faccia al proprio ex la rabbia per essere stata tradita con una non pervertita come lei e ai genitori il fatto di amarla solo se si mostra perfetta. Alanis è una ragazzaccia... ma ha finalmente il coraggio di cantare ciò che noi "brave ragazze" avevamo solo pensato.
Nel 1996 assistiamo a una rinascita. La poetessa e sacerdotessa del rock Patti Smith, torna sulle scene. Dopo aver infatti pubblicato "Dream of life" (che contiene la rivoluzionaria "People have the power") nel 1988, muoiono il pianista Richard Sohl, il miglior amico Robert Mapplethorpe e il marito Fred (che lei cita tuttora ogni volta che canta "Because the night"). Avrebbe potuto cadere in depressione e perdersi e invece decide di completare l'album che stava scrivendo col marito e pubblicarlo. Si intitola "Gone again" e parla di allontanamenti e di morte ma anche di volare e di sogni e di rinascita: "ho pianto, ma andrò a salutare il nostro amore e mandarti un sorriso e andare avanti", canta in "Farewell reel". E così ha fatto.
Nello stesso anno, in pausa creativa dopo un tour intenso, Sarah McLachlan si rende conto che le radio non passano due canzoni in fila interpretate dalle donne e non esistono festival o concerti con due donne sullo stesso palco. Invita così Tracy Chapman, Suzanne Vega, Paula Cole, Meredith Brooks e altre amiche, per un totale di una cinquantina di artiste, e il 5 luglio 1997 sono tutte sul palco per la prima data della prima edizione di "Lilith Fair - A celebration of women in music". Con parte dell'incasso si finanzieranno borse di studio per le cantautrici.
Nel 1998 Courtney Love è vittima di un pregiudizio. Quando esce "Celebrity skin" sono in molti a insinuare che un album così bello e di successo (2mln di copie vendute e diverse nominations ai Grammy) non sia scritto da lei: "Sicuramente è opera di Kurt Cobain e lei se ne è appropriata dopo la sua morte" è la chiacchiera più frequente che la riguarda. Invece. le mani sono quelle delle Hole (Courtney, Eric Erlandson, Patty Schemel, Melissa Auf Der Maur) e di Billy Corgan, leader degli Smashing Pumpkins. Non è che Kurt non sia presente: Courtney ha voluto fortemente testi in cui si parla di morte e di angeli... e delle case discografiche che si prendono il merito del tuo lavoro. Ma lei non è così e infatti la title track termina con "Vuoi una parte di me / beh non mi dò a buon mercato / no, non mi vendo a buon mercato". Chitarra. Fine.
Sempre nel 1998 la figura della donna in musica cambia completamente quando sulla scena irrompe una ragazzina con una canzoncina orecchiabile e un video esplosivo: Britney Spears conquista immediatamente la scena con la divisa scolastica, i codini e l'aria ammiccante A lei si ispireranno tutte le popstar dei decenni successivi. Anche nel suo lato oscuro, ovvero nel crollo che la vede rasarsi la testa e prendere a ombrellate un paparazzo. Dopo quell'episodio sembra tornare in sé: la vediamo cantare e ballare in casa propria, rilassata. Ma i fans capiscono che qualcosa non va. Ed è in quel momento che Britney Spears ci spiega una condizione femminile che non conoscevamo: la conservatorship. Il padre e un gruppetto di persone la stavano completamente controllando e quella che vedevamo non era una ragazza rilassata ma una donna che non poteva uscire di casa e avere la propria libertà. Il movimento #FreeBritney è stato quindi fondamentale per ridarle davvero la serenità, nonché la forza per raccontare ciò che non sapevamo. E io mi auguro sia riuscita a trovare prima di tutto se stessa.
Sempre nel 1998 sul mercato discografico si inizia ad usare l'auto tune. E a farlo per prima è Cher nella canzone "Believe", riportando tutti in pista con la musica disco (ma nell'omonimo album ci sono anche suoni pop, house e anche latin) mentre canta della sua relazione tossica con Sonny Bono. Erano infatti una coppia, negli anni '60, e lui le aveva fatto credere di non valere niente senza di lui, dandole una voce e un look che non lo mettessero in secondo piano. Lei però si è ribellata, lo ha lasciato e ha trovato una sua voce e un suo look, ha vinto un Oscar come miglior attrice protagonista, ha dato al suo corpo una giovinezza eterna ed è l'unica cantante che ha raggiunto la prima posizione nella classifica di "Billboard" in sei decenni differenti.
Nel 2006, Amy Winehouse è in crisi. Aveva trovato l'uomo della sua vita, Blake Fielder-Civil, ma lui l'ha lasciata per tornare dalla ex fidanzata. Così si ritrova a fare cose sconsiderate, com'è nel suo carattere. Prima di tutto va a letto con un altro e sa di non aver fatto una cosa buona. Poi si veste a lutto, pettina i lunghi capelli in una cofana e soffre, pensando che la sua vita sarebbe tornata nel buio. E in tutto questo beve così tanto che gli amici le consigliano un rehab. Ma lei dice di no. E prende un'altra decisione: racchiude tutte queste esperienze e tutti questi pensieri in un album, intenso, potente, liberatorio: "Back to black". Grazie a un sapiente mix di r&b, soul, jazz e contemporary Amy crea il suo stile... e il suo successo, arrivando a vincere ben 5 Grammy in una sola notte.
Nello stesso anno Christina Aguilera prende una decisione simile. Fino a quel momento aveva "accontentato" l'industria musicale: era stata una babystar nel Disney Club, poi una cantante pop (quasi in rivalità con Britney Spears) e aveva fatto uscire, in sequenza, un album in spagnolo, uno con le canzoni di Natale e uno col suo lato sexy in bella mostra... tutti progetti che, si sa, piacciono molto al mercato discografico. Quell'anno Christina fa invece un album solo per sé, usando la sua voce potente e intonata per mescolare il jazz, il soul e il blues degli anni '20-'30-'40 (le canzoni con cui è cresciuta) col pop più moderno. Torna alle origini con "Back to basics", inserendo anche canzoni come "Oh mother" in cui racconta dell'ambiente violento in cui è cresciuta. Ed è questa la Christina che volevamo e che tuttora amiamo.
Nel 2008 Stefani Joanne Angelina Germanotta decide di scrivere un album per la sua voce. Finora ha scritto per altre artiste, come Rihanna e Jennifer Lopez, ma ora ha bisogno di mostrarsi e mettere da parte tutti i problemi: bullismo, stupro, abuso di alcol, disturbo da stress post-traumatico. Usa quindi il suo passato da ballerina di burlesque per mascherarsi e provare a inventare un personaggio che la aiuti in questo difficile passaggio verso il grande pubblico, dandosi anche un nuovo nome: Lady Gaga. Quell'album, "The fame" contiene pop in versione dance, synth, elettro ma anche del contemporary R&B, in brani come "Just dance", "Poker face" e "Paparazzi". E da allora Stefani ha continuato a reinventarsi, sia come musicista che come attrice e produttrice, continuando a ricordarci che non esiste la perfezione e che possiamo essere amate e rispettate semplicemente essendo noi stesse.
Nel 2009 una nuova hard rocker si affaccia sulla scena: dopo essere stata baby attrice nel celeberrimo film "Il Grinch" e teenager in "Gossip girl", Taylor Momsen diventa leader dei The Pretty Reckless e cambia di nuovo immagine, proponendo la vera Taylor. Ora è adulta e arrabbiata e dopo un ottimo primo album riceve la consacrazione con il secondo, "Going to hell", dove ci dimostra che il diavolo risiede fuori dalle aule scolastiche (dove gli alunni girano con la droga in tasca e gli adulti frugano nella spazzatura), in una casa su una collina (dove i morti hanno intenzione di uccidere) o alle feste (dove gli invitati girano armati). E se vai a confessarti ti diranno che sei destinata all'inferno per le leggi infrante, per l'amore che hai disprezzato e per le bugie dette. Taylor inizia così un viaggio personale e originale coi suoi fans che prosegue sui palchi di tutto il mondo e non è destinato a fermarsi...
Nel 2016 St.Vincent ha un problema. La chitarra che sta suonando, uguale a tante altre nel mondo, è scomoda, e si rende conto che non è scomoda solo per lei, ma per tutte le donne: è troppo pesante e non tiene conto del fatto che non c'è spazio per il seno. Si reca quindi alla Ernie Ball Music Man e si fa costruire uno strumento su misura, adatto al suo corpo, al suo stile e al suo modo di comporre e di suonare.
Nello stesso anno una cantante viene chiamata per esibirsi alla finale del Super Bowl. Non ha paura perché è la regina delle classifiche da molti anni, così decide di prendere posizione. Beyoncé, per le sue coreografie, usa look e gesti tipici delle Pantere Nere. Scatenerà polemiche e decisioni di boicottaggio ma lei non se ne preoccupa. Continuerà a trasmettere messaggi con la sua arte, a favore del femminismo e della comunità arcobaleno.
Nel 2017 si raddrizza un torto del 1971 a cui si era cercato di porre rimedio nel 1980. Poco tempo prima di morire, John Lennon disse infatti che Yoko Ono doveva essere menzionata come co-autrice di "Imagine", visto che era stata ispirata da una sua poesia. Non lo aveva fatto prima perché non si sentiva maturo per ammetterlo. Fin qui non ci sarebbe niente di cui stupirsi: sono molti gli esempi di cantanti che devono alla loro moglie il proprio successo e non l'hanno mai ringraziata. Quello che fa stupore è che Yoko Ono ha dovuto aspettare fino al 2017 perché tali diritti le venissero riconosciuti. Per oltre trent'anni è stata vittima del pregiudizio che l'ha etichettata come "colei che aveva fatto sciogliere i Beatles"... un verità errata: semplicemente, i quattro baronetti stavano già prendendo strade diverse da tempo e John l'aveva incontrata e scelta nell'ambito delle battaglie per i diritti civili (cosa che faranno insieme, da quel momento in poi, e che Yoko Ono fa tutt'oggi).
Nel 2018 Demi Lovato sta girando un documentario sul tour "Tell me you love me". Tutto sembra andare bene: ha affrontato la dipendenza da alcol e droghe, i disordini alimentari, un abuso sessuale, la diagnosi di essere bipolare e ne è uscita bene. Ma una mattina d'estate viene trovata in una grave overdose da farmaci e salvata. Quando si riprende, Demi blocca tutto ciò che stava facendo e decide di realizzare un altro documentario, "Dancing with the devil", dove racconta quanto sia difficile rimanere in carreggiata e di come non riesca a stare del tutto lontana dalle sue dipendenze. In modo molto più onesto con se stessa, con chi le è intorno e con chi ascolta la sua musica.
Nel 2020 Francesca Michielin pubblica l'album "Feat - Stato di natura", convinta che le differenze possano creare collaborazioni proficue. Lo fa invitando principalmente uomini a cantare con lei ma portando avanti messaggi molto femministi. Canta del peso che hanno le parole, in termini di profondità di significato, non di tono. Canta di catcalling. Canta di corpi femminili. E, come se non bastasse, l'anno dopo si impegna nel podcast "Maschiacci".
Nel 2024 a Emily Armstrong viene fatta una proposta che non può rifiutare. Dopo essere stata parte dei Dead Sara e aver collaborato con Grace Slick e Courtney Love, viene chiamata da Mike Shinoda per sostituire Chester Bennington (trovato senza vita nel 2017) come cantante dei Linkin Park. La sfida è grande: non solo la memoria di Chester è ancora viva nella mente dei fans e la sua voce e la sua personalità insostituibili, ma Emily deve anche affrontare il fatto di essere cresciuta nella comunità di Scientology e quindi aleggia su di lei il pregiudizio che sia parte di una delle rock band più famose al mondo non per merito ma per diffondere la parola della comunità nel mondo.
Nel 2025 Taylor Swift ottiene un risultato legale importante: ritorna proprietaria del pacchetto completo della sua musica. Tutto risale al 2005 quando è stata la prima artista scritturata da Scott Borchetta per la appena nata Big Machine Records, vendendogli le prime registrazioni ma non i diritti su musica e testi. Borchetta li vende poi a Scooter Braun, un manager che lei non apprezza. Taylor Swift non può usufruire dei brani che l'hanno resa famosa e decide quindi di inciderli di nuovo come li avrebbe voluti lei; le nuove uscite declassano il valore dei vecchi album e lei, attraverso una serie di vendite e acquisizioni da parte di un’altra società, ne ritorna proprietaria comprando i diritti. Questo è solo uno dei tanti risultati dell’artista più ascoltata del nuovo secolo, che ha dovuto superare tanti ostacoli. Innanzitutto, l’album “Speak Now” è stato scritto per dimostrare che era lei la writer e non qualcun altro (un uomo, forse). E, aumentando il successo, le sono piovute critiche sulle sue relazioni sentimentali, sui testi “banali”, sulle amiche di cui si circondava (insinuando che forse non sono vere amiche) e sul suo corpo. Quando poi ha cercato di accontentare la critica, è stata colpita da una dura polemica con Kanye West e Kim Kardashian e ha dovuto fermarsi. Nel frattempo ha capito che solo la consapevolezza di sé e del suo valore poteva aiutarla, ovvero come reagire alle situazioni spiacevoli trasformandole in punti di forza, vale a dire canzoni e album, prendendo anche posizioni politiche decise e intentando causa a un deejay che l’aveva molestata. E da allora è stato chiaro che, in tribunale come in classifica, la sua voce non sarebbe più stata zittita.
...ma ce ne sono altre da conoscere
Come capita a molte, Daisy Jones (un personaggio inventato, ma ispirato a Stevie Nicks) da piccola era una bambina bellissima ma totalmente invisibile agli occhi dei genitori. È semplice quindi per lei farsi notare sulla Strip, entrare nei bar e nei club, diventare una groupie. E altrettanto facilmente capisce cosa vuole dalla vita: "Essere la musa di qualcuno non mi interessava. Io non sono una musa. Io sono quel qualcuno. Fine della storia". Le fanno firmare un contratto ma le sue canzoni non piacciono. Piacciono invece quelle di un gruppo emergente che si fanno chiamare The Six. Ed è il produttore Teddy Price a spingere la ragazza a lavorare con più impegno sui brani che scrive e a duettare con la band, prima per una canzone, poi per un album e infine per una tournée. Daisy Jones capisce di avere potere decisionale e lo mette in chiaro fin da subito. Lei e Billy hanno le stesse solitudini e paure e fragilità. La ragazza capisce però anche che non può direzionare il cuore altrui a meno che una sola canzone e un solo concerto non abbiano il potere di rivoluzionare tutto e di scuotere le fondamenta del rock'n'roll.
A proposito di rock'n'roll...credo che le prime donne musiciste di cui io abbia conoscenza siano state Josie e le Pussycats. Prima ancora di Madonna e Courtney Love, fra le mie ispirazioni ribelli c'erano queste ragazze con vestiti e accessori leopardati che risolvevano misteri e suonavano canzoni. Un cartone animato, certo, ma io credo che abbiano contribuito ad aprire la mente a bambine che le guardavano e pensavano: "Posso anche io creare una band con le mie amiche e girare il mondo... e andare pure nello spazio!!!"
Fonti, approfondimenti, consigli:
"Back to basics", album di Christina Aguilera, 2oo6, RCA
"Back to black", album di Amy Winehouse, 2006, Island Records
"Believe", album di Cher, 1998, WEA
"Celebrity skin", album di Hole, 1998, Geffen Records
"Daisy Jones and The Six" romanzo di Taylor Jenkins Reid, 2019, Sperling & Kupfer (da cui è stata tratta una miniserie di Scott Neustadter & Michael H.Weber con Riley Keough)
"Demi Lovato: Dancing with the devil", docuserie di Michael D. Ratner, 2021
"Diva", album di Annie Lennox, 1992, Arista
"Dreamgirls", film del 2006 di Bill Condon
"From zero", album dei Linkin Park, 2024, Warner
"George & Tammy", serie tv del 2022 ideata da Abe Sylvia (e basata sul libro di Georgette Jones) con Jessica Chastain
"Girls just want to have fun", canzone di Cyndi Lauper, 1983, Epic Records - Portrait Records - CBS Records
"Going to hell", album di The Pretty Reckless, 2014, Razor & Tie
"Gone again", album di Patti Smith, 1996, Arista
"Gossip girl", serie ideata da Josh Schwartz e Stephanie Savage, 2007-2012
"Il grinch", film del 2000 di Ron Howard
"Imagine", brano di John Lennon, 1971, Apple Records
"Io sono Mia", film del 2019 di Riccardo Donna
"Jagged little pill", album di Alanis Morrissette, 1995, Maverick
"Josie & The Pussycats", serie tv d'animazione di Hanna-Barbera, 1970-1973 & film del 2001 di Harry Elfont e Deborah Kaplan
"La bambina che non voleva cantare", film del 2021 di Costanza Quatriglio
"La vendetta delle muse", libro di Serena Dandini, 2023, HarperCollins
"Ma Rainey's Black Bottom", film di George C. Wolfe del 2020
"Maschiacci", podcast di Francesca Michielin, 2021, dog-ear
"Respect", film di Liesl Tommy del 2021
"Rocket girls - Storie di ragazze che hanno alzato la voce", libro di Laura Gramuglia, Fabbri Editore, 2019
"She's a woman", libro di Ezio Guaitamacchi, 2024, Rizzoli
"Stato di natura", album di Francesca Michielin, 2020, RCA Records
"Taylor you'll be fine", libro del team di @tswiftita, 20244, Fabbri Editore
"The fame", album di Lady Gaga, 2008, Interscope
"The woman in me", libro di Britney Spears, 2023, Longanesi
"What's love got to do with it" film di Brian Gibson del 1993