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Il patriarcato è la colpa di tutti i mali.

Ogni femminista sa cos'è e sa che è il vero nemico da combattere.... non gli uomini, ma tutte le persone che obbediscono alle regole del patriarcato.

Determinarne la nascita è difficile. Quindi partiamo dalla "leggenda con un fondo di verità".

Diciamo che, quando inizia a svilupparsi la società, un gruppo imprecisato di uomini ha deciso che le donne non dovevano occuparsi di "cose importanti", dato che erano impegnate a crescere i figli (Ippocrate diceva che l'utero le rendeva isteriche e quindi inaffidabili alla vita pubblica), e loro gliel'hanno lasciato fare... o, almeno, la maggior parte di esse, perché dava una serie di "comodità" e perché era stata promessa la protezione dai pericoli. Non sono quindi andate a caccia ma sono rimaste a coltivare le piante. Non sono andate a bottega ma hanno preferito attività meno creative. E così, mentre la società progrediva, le donne erano sempre ferme allo stesso punto.

Anzi, no... non allo stesso punto, perché il patriarcato ha dato loro il ruolo delle "mamme": docili, sottomesse, concentrate solo sui figli e sul marito, rimanendo sempre sorridenti. E ha fatto credere loro che non dovevano aspirare ad altro perché quel ruolo era il più "sacro" di tutti e per il resto "non erano adatte". Ho fatto una riflessione: Plinio documenta che il primo panificio pubblico risale al 171 aC; prima se ne occupavano le donne, in casa e forse è proprio da quel momento che tutto ciò che è fatto in casa diventa secondario e rozzo e di poca importanza, svilendo così il lavoro della donna. Ed è solo un esempio, perché il patriarcato si è impegnato molto per allontanare il sesso femminile dalla scena pubblica (con retribuzioni più basse e meno ore di riposo) per relegarlo in quella privata, a cui si deve dedicare con dedizione e sacrificio.

Nel privato mamme e papà possono obbedire al patriarcato educando i figli e le figlie a vivere tramite stereotipi, premiandoli quando i loro comportamenti sono "appropriati" e punendoli quando si ribellano. Figli e figlie non hanno dunque quasi mai possibilità di scegliere come e cosa vogliono essere: lo decidono i genitori, in base a cosa la società si aspetta.

E quali sono questi stereotipi?

- I giocattoli, per esempio, ovvero i mezzi coi quali maschi e femmine imparano a conoscere il mondo: per costruire o per correre avventure da una parte e per prendersi cura o per occupare poco spazio dall'altra. Anziché dar loro in mano ogni genere di divertimento e vedere cosa preferiscono fare.

- Anche i vestiti lo sono, essendo, fin dalla culla, rosa e blu. Tutti i colori seguono quelle tonalità di base...e comunque mai troppo accesi.

- L'affetto verso i genitori poi dev'essere guidato: non troppo la madre (o svilupperà tendenze omosessuali: lesbiche se la vogliono proteggere, gay se la vogliono imitare) ma verso il padre (per imparare a come sottomettere o a come essere sottomesse). Questo concetto, ci tengo a precisare, è di Sigmund Freud. 

- Ai maschi sono concessi più privilegi e più libertà di esprimersi... le femmine invece devono essere silenziose. Si possono di certo lamentare ma in segreto, per non turbare i maschi e non scatenare in loro reazioni brutali, perché "si sa, gli uomini sono tranquilli finché non li provochi, ma se lo fai reagiscono". (Questo è anche il motivo per cui, quando accade una violenza, a qualunque livello, si tende ancora oggi a colpevolizzare le vittima). Se ti ribelli, parte il senso di colpa (questa è la punizione per chi non segue le regole del patriarcato) sotto forma di frasi come "Da piccola non eri così... eri una brava bambina".

Tali stereotipi sono stati portati avanti perché "è così che ci si comporta", "sono queste le regole per essere bravi e brave", "è in questo modo che la società va avanti". Per cui sono presenti anche nei mezzi educativi e ricreativi: nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle fiabe, nei cartoni animati, nei film, nell'arte... E non c'è nemmeno bisogno di ricordarle queste regole: sono radicate e inscalfibili.

"Finché non vedi il patriarcato, il patriarcato sei tu" ha scritto Giulia Blasi, ed è vero... è talmente insito nel nostro Dna che nemmeno ci accorgiamo di quanto condiziona la nostra vita.

Per esempio.

- La frase "hai bisogno di protezione" in realtà significa "non sei in grado di cavartela da sola", per cui continuiamo a cercare uomini che gestiscano la nostra vita, ritenendoci incapaci di essere autonome, passando da un padre a un fidanzato a un marito a un datore di lavoro.... qualunque uomo ci mostri un minimo di attenzione, sapendo che ci basterà. Non ci accorgiamo che il più delle volte siamo noi a sostenerli, aiutarli, incoraggiarli.

- Usiamo molta energia per controllare le altre donne e vederle come nemiche: sono quelle che ti rubano l'uomo e/o il lavoro, non pensando mai che l'uomo non è una vittima di queste maliarde approfittatrici, ma un complice, e che potremmo usare quell'energia per cercare una persona che ci ama davvero e un lavoro in cui siamo rispettate per il nostro talento. La rabbia è un potente alimentatore di nuove idee e il patriarcato non vuole che usciamo dal cammino che ha già tracciato per noi.

- Le regole della "Vera donna" (che esistono anche per il "Vero uomo") sono una manipolazione, creata per soffocare l'unicità. Passi quindi tutta la vita a comportarti come non sei, semplicemente per non essere emarginata. Anche in questo caso, come in quello precedente, consumi tantissima energia pur di non fare ed essere ciò che ti viene spontaneo, senza alcuna fatica... e a fine giornata sei esausta e non hai fatto nulla di ciò che ti renderebbe fiera di te stessa.

- L'uniformità fisica (tutte magre e ben curate) richiede energie. Una donna impegnata a preoccuparsi di diventare bella come le altre non si concentra sui diritti che non ha e sulla libertà di essere come preferisce.

- Quando decidi per te, un uomo si offende. E quando non si offendono tuo padre o tuo marito/fidanzato si offende uno sconosciuto o una donna, i quali si sentono comunque in diritto di riportarti sui binari del patriarcato. Ma, non preoccuparti, non ce l'hanno con te... è solo che tu hai avuto il coraggio di fare quello che vuoi e loro non ci riescono, e anziché dirti: "Brava! Complimenti!" preferiscono farti sentire emarginata o sbagliata, perché è ciò che è stato loro insegnato.

- Quello che è sempre stato fatto è giusto. Quello che devi fare è adeguarti. Ed è in questo modo che il patriarcato rimane invisibile: perché rimane in un'aura di giustizia impedendo a chiunque non solo di dubitarne, ma anche di chiedersi da quale episodio tutto questo abbia avuto origine.

- Simile cosa si può dire per "Non tutti gli uomini sono così". Dirlo significa: "Siccome io non faccio così, posso tenere gli occhi chiusi su ciò che fanno gli altri". Chi lo dice molto raramente si alza per difendere una donna che viene presa in giro o si trattiene dal fare una battutaccia sul corpo di una donna.

- Una donna non deve provare desiderio sessuale. In generale. Se proprio vogliamo entrare nello specifico, le donne a cui piace fare sesso sono solo le prostitute o la donna di un altro; la tua deve limitarsi a quelle poche posizioni canoniche (nel caso voglia osare un uomo la chiamerà "la mia puttana", col tono scherzoso ma che nasconde un "dove hai imparato a fare tutto ciò?"). Tua madre, tua sorella e le tue parenti non devono nemmeno sentire nominare la parola "sesso". Per rispondere a tutte queste credenze del patriarcato, ti dirò due cose: la prima è che ogni donna è un essere umano che ha diritto a provare desiderio e a sperimentare in quanto padrona del proprio corpo; la seconda è citarti una canzone dei Paolino Paperino Band (ma tutto il testo val la pena ascoltare): "Dopo tutto quelle donne che non han pudore alcuno / di sicuro sono mamme zie sorelle di qualcuno / e quel qualcuno potresti essere proprio tu"

- In pubblico ridacchiare, essere imbarazzate, arrossire sono comportamenti femminili. Il patriarcato ci ha insegnato che davanti alle altre persone si deve provare vergogna e non solo per ciò che le donne dicono, ma anche per come sono... per il loro corpo non conforme, per il trucco e il parrucco non perfetto, per l'abito e le scarpe non adatte per l'occasione. Così che il maschio possa guardarle e pensare: "Una cosa sola dovevi fare e non la sai fare neanche bene. Se non ci fossi io non sei capace di badare a te stessa".

I sentimenti sono una debolezza e quindi vanno nascosti. Se piangono o si mostrano deboli, gli uomini vengono chiamati "femminuccia"... spesso sono soggetti a "prove di forza", esplicite o meno, per dimostrare agli altri che sono forti, che sono "veri uomini".

Una donna deve dipendere dall'uomo per i suoi guadagni. Un tempo si diceva che le donne dovevano andare al liceo o all'università solo per trovare un buon marito e farsi mantenere. In nome di questa convinzione, cioè che "deve essere il maschio a  portare il pane a casa" si creano uomini che provano vergogna se vengono declassati o licenziati e donne a cui viene tolta la possibilità di studiare e avere una retribuzione... e, quando riescono a ottenerla, è sicuramente inferiore a quella di uomini di pari esperienza.

Una donna può appartenere solo a un uomo. "O sei mia o di nessuno". Le femmine non sono indipendenti ma per forza collegate a un maschio: sono del padre, poi del fratello, poi del marito. Non sono mai di se stesse. Questa  convinzione è la base su cui è radicata la violenza di genere. Perché partono punizioni fisiche quando disobbediscono.

Non credevi che fosse tanto complesso, vero? Non pensavi che il patriarcato si nascondesse dietro la maggior parte delle azioni che fai e delle parole che dici, vero?

Ora lo sai. Ora ti rendi conto quanto sia facile portarlo avanti. Perché siamo programmate e programmati per farlo... e lo siamo da millenni.

A chi ha provato a ribellarsi, il patriarcato ha riservato ogni genere di discriminazione.

Qualche donna però si è accorta che continuando a tacere non c'era parità e così ha deciso di provare a costruire un mondo più paritario: il femminismo. Anche in questo caso il patriarcato ha provveduto a una discriminazione chiamandole streghe o con altri epiteti offensivi a carattere sessuale. Perciò molte hanno desistito solo per non sentire tali offese o "per amore dei figli", senza pensare che la libertà e il rispetto iniziano proprio tracciando i confini con qualche atto di ribellione.

La ribellione non piace al patriarcato. Ed è per questo motivo che dobbiamo ribellarci alle sue regole.

 

Fonti, approfondimenti, consigli

"C'è ancora domani", film del 2023 di Paola Cortellesi

"Don't worry darling" film del 2022 di Olivia Wilde

"Il corpo elettrico - Il desiderio nel femminismo che verrà" libro di Jennifer Guerra, 2020, Tlon

"Il mostruoso femminile - Il patriarcato e la paura delle donne", libro di Jude Ellison Sady Doyle, 2021, Tlon

"Maledetta sfortuna - Vedere, riconoscere e rifiutare la violenza di genere", libro di Carlotta Vagnoli, 2021, Rizzoli

"Porno tu", canzone di Paolino Paperino Band dell'album "Pislas", 1993

"Rivoluzione Z - Diventare adulti migliori con il femminismo", libro di Giulia Blasi, 2020, Rizzoli