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 C'è massima attenzione sul corpo, ma non sempre è quella giusta.

 Si guarda un corpo perfetto, glorificandolo. 

 Si sfugge alla vista di un corpo imperfetto, giudicandolo.

 La mia "coinquilina" Enza ha già raccontato molto bene cosa significa valorizzare un corpo. Farlo è fondamentale, perché non esiste un corpo conforme e, soprattutto, la percezione che si ha del proprio non corrisponde a quella altrui.

 Quindi cerchiamo di capire di cosa di parla quando si parla di "un corpo".

 Iniziamo dalla "sessualizzazione", specie di quello femminile, ovvero dall'utilizzarlo (intero o a pezzi) per pubblicità. Capisco che per vendere specifici prodotti lo devi mostrare, ma ormai è presente in ogni spot.

 Rimango per esempio sempre basita vedendo continuamente materassi con una bella ragazza sopra, perché penso che chi ne ha davvero bisogno non sono le persone giovani (che si addormenterebbero anche su un letto di chiodi, se davvero stanche - e non lo sono quasi mai) ma quelle adulte o anziane che hanno estremo bisogno di comfort. E invece vediamo donne giovani dal corpo statuario: magre al punto giusto, truccate per sembrare naturali, vestite (o svestite) con "eleganza"... alcune pure coi tacchi!

 Guardandole ovviamente si modifica la percezione del proprio corpo, la quale ci mette ansia se non siamo perfette anche andando a dormire (ricordo una delle scene iniziali della serie tv "La fantastica signora Meisel" dove lei aspettava che il marito dormisse per struccarsi e la mattina dopo metteva la sveglia molto prima di lui perché la trovasse in ordine e curata non appena avesse aperto gli occhi).

 Parlare di un corpo significa parlare di "bellezza" la quale ormai è definita in base a quanto lo modifichiamo. Dalle cose più semplici ("Puoi rinunciare a tutto tranne alla crema per il viso, perché quello invecchia subito", ma è solo un esempio di un cosmetico qualsiasi - ogni persona ha il proprio irrinunciabile) alle più complesse (interventi non necessari ma che ci danno la sensazione che non stia tutto precipitando verso la decadenza). Abbiamo distorto il concetto che la bellezza è invece definita in base a quanto un corpo si modifica... da solo, col passare del tempo. Non possiamo essere cinquantenni belle come delle ventenni... è faticoso e impossibile. 

L'immagine che ne abbiamo poi definisce un corpo non solo in base a ciò che vediamo nello specchio, alle esperienze vissute e agli stati d'animo e di salute, ma anche a ciò che vediamo in tv, sui giornali o sui social ("forse, se fisicamente assomigliassi a quella persona, la mia vita cambierebbe in meglio e sarei amata, accettata e non giudicata"). 

Per lo più non accettiamo il corpo che abbiamo e vogliamo modificarlo per aderire a certi standard di bellezza che poco hanno a che fare con noi ma molto con il modo in cui viviamo. In aereo, a un colloquio di lavoro, in un contesto sociale, un fisico "non conforme" (discriminato in base a varie caratteristiche, non unicamente per il peso) può fare la differenza.

Ecco allora che iniziamo una dieta o ci sottoponiamo a trattamenti non essenziali solo per assomigliare di più a ciò che abbiamo visto e un po' meno a come siamo. Che è la cosa più sbagliata che possiamo fare perché un corpo deve essere trattato in base alle sue caratteristiche per funzionare bene... non a quelle di di un'altra persona. E anche perché, come scrive Martina Liverani: «Essere magri non serve. Non serve per essere belli, non serve per avere talento, non serve per avere successo, non serve per piacere agli uomini. Quello perso tra diete, ossessioni, piagnistei e tentativi di volersi cambiare è tutto tempo inutile. Tempo sprecato che le donne potrebbero usare per fare altro: tipo per cambiare il mondo»

Poi, se non riusciamo a dimagrire o avere le curve "come quella là" ecco che allora le diamo la colpa. Iniziamo a insultarla, a prenderla in giro, ad attaccarla in ogni modo possibile. Succede nella vita ma succede anche più frequentemente sui social, dove, chiunque "vi abiti", viene presa di mira per ogni imperfezione, vere o presunte che siano, augurandole torture indicibili. Senza pensare che questo "hate speech" (parlare in termini d'odio) non ci aiuta ad avere un corpo migliore ma di certo ci rende persone peggiori. 

Vorrei dire che ho scritto di discriminazione perché il corpo è anche descritto spesso filosoficamente come "un soggetto politico".  Prova a indossare un abito diverso dal solito, un nuovo taglio di capelli o, ohmammamiatuttomaquestono, tenerti i capelli grigi o non farti i peli. Le altre donne lo vedranno per lo più come un affronto al genere femminile. Scrive Giulia Blasi: "Se sei una donna non ti puoi mai dimenticare di averlo, un corpo. Puoi al massimo prendere delle decisioni su come e quanto mostrarlo, e le prenderai, con maggiore o minore successo, e puoi essere sicura che non saranno mai soddisfatti, come puoi essere sicura che tutti vorranno avere un'opinione in merito". Tutte queste decisioni sono dunque politiche, perché cambiano la concezione della donna come "dovrebbe" essere. Non si è spinte alla libertà attraverso la libertà del corpo, ma si è spinte all'omologazione attraverso l'omologazione dei corpi.

Ed è per questo che penso che forse si dovrebbero ripristinare le riunioni di autocoscienza tipiche della seconda ondata di femminismo: per darci la possibilità di capire cosa non va in base alle nostre scelte e pretendere, tutte assieme, una soluzione, invece di passare le giornate a scrollare i reel sul nostro telefonino invidiando il corpo altrui e insultandolo. Amiamo la nostra diversità (quella vera, non quella pubblicizzata solo per vendere) e difendiamola. 

Il corpo è talmente importante che è capace di dirci che siamo felici o in down prima ancora che il cervello abbia elaborato queste idee, facendoci strizzare lo stomaco, impedendo ai piedi di camminare o la bocca di parlare. Lo trattiamo come un nemico e invece è il più fedele degli amici, perché espone alla luce del sole ciò che sta chiuso dentro l'anima. É quindi fondamentale conoscere come funziona, sia il nostro che in generale, perché è ciò per cui è stato creato, non per essere giudicato.

 Ricominciamo dunque dall'inizio, come se non lo avessimo mai visto.

Iniziamo a guardarci e a conoscerci, a chiederci cosa succede se schiacci lì, se ti fa male qua, se un pezzettino di pelle si sfoglia, se sentiamo qualcosa rompersi "dentro". Non pensiamolo solo in termini disarmonici e di giudizio, ma esploriamolo, e non più con l'innocenza infantile di chi lo vede per la prima volta bensì con la consapevolezza degli adulti (c'è un libro molto bello di Daniel Pennac in cui in uomo descrive la sua vita non in base agli eventi che gli sono accaduti, ma attraverso le trasformazioni del suo corpo... è illuminante - te lo lascio tra i consigli).

Chiediamoci cosa ci sta raccontando e quali "tatuaggi naturali" ospita (cicatrici, protuberanze, taglietti) e a quali ricordi sono legati; ascoltiamo se ha fame, sete, sonno e quanto ne ha; facciamo attenzione se ci sta suggerendo che la nostra parte emotiva ha bisogno di cura. 

Dopo l'ascolto, viene il rispetto per il corpo e le regole non sono difficili:

  1. Gli abiti devono adattarsi a te, non tu a loro.
  2. Il cibo che mangi deve essere salutare per te, quindi impara a cucinare e cerca di capire cosa ti piace e ti fa bene.
  3. Scegli un'attività fisica che ti piaccia: non devi per forza andare in palestra o correre la maratona... anche lo yoga e il ballo ti aiutano a volerti bene.

Ecco, io voglio iniziare a farlo. Il mio corpo cambierà... non migliorerà, non peggiorerà, semplicemente cambierà. Ma non ho più intenzione di odiarlo e guardare solo ai difetti. Imparerò a volergli bene, anche alle parti che non mi piacciono, e ringraziarlo di più per le prove che mi consente di superare. E a non imporgli nulla che non sia strettamente legato al mio stato di salute.

Quindi cresci corpo mio e vai per la tua strada, libero. Non ascoltare quello che ti dice la pubblicità o un commento negativo. Sei perfetto. Anche e soprattutto perché non sarai affatto simile a cosa ci si aspetta da te. Stupiscimi.

 

Fonti, consigli, approfondimenti

"10 ottimi motivi per non cominciare una dieta", libro di Martina Liverani, Ed. Laurana, 2012

"Brutta - Storia di un corpo come tanti", libro di Giulia Blasi, Ed. Rizzoli, 2022

 "Campo di battaglia - Le lotte dei corpi femminili", libro di Carolina Capria, Ed. effequ 2021

"Il corpo delle donne", libro di Lorella Zanardo, Ed. Feltrinelli, 2010

"Il corpo elettrico - Il desiderio nel femminismo che verrà", libro di Jennifer Guerra, Ed. Tlon, 2020

"L'intestino felice", libro di Giulia Enders Ed. Marsilio, 2014

"La morte ti fa bella", film di Robert Zemeckis, 1992

"Scopriti", libro di Giulia Zollino, Ed. Mondadori, 2023

 "Siamo fatti così" (Il était une fois...la vie), serie tv di Albert Barillé, 1987-88

"Storia di un corpo", libro di Daniel Pennac. Ed. Feltrinelli, 2012

 

La citazione è da "La fantastica signora Meisel", serie tv ideata da Amy Sherman Palladino, 2017-2023

 

  

 

Coinquilin* di mentecorpo: