Quando, da piccola, facevo merenda dai nonni materni, come bevanda calda per me c’era sempre il tè (spremevano il limone direttamente nell’acqua bollente per renderlo ancora più saporito) e per loro il karkade. L’ho assaggiato, ma non mi ha entusiasmato: sembrava un distillato dei frutti più amari del bosco.
In realtà la pianta è originaria di climi molto più caldi, come quelli di Etiopia, Egitto, Senegal (dove il decotto che se ne ottiene è chiamato Bissap) ed è stata importata nel 1935 quando il governo fascista ha cercato un’alternativa proprio al tè per punire le sanzioni economiche inflitte all’Italia dalla Società delle Nazioni. Siccome è piaciuta, poi è rimasta, anche perché si dice aiuti ad abbassare la pressione sanguigna.
Per fortuna trasformare il karkade in bevanda non è l’unica soluzione. Può essere l’ingrediente aggiunto in meringhe, ciambellone, macarons. Aromatizzato ai lamponi è versato su mango e pere caramellati per ottenere una zuppetta da servire con dadini di pane all’anice. Nel 2015 Moreno Cedroni ha creato un ghiacciolo al karkade e rum. Jamie Oliver lo versa sull’anatra speziata (con zahtarm sumac, cumino, peperoncino) che poi cuoce in forno con le prugne.
Sarebbe bello provare queste ricette davanti ai nonni e avere ancora la possibilità di sentire cosa ne pensano…