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 "Voglia di rinascita"

 

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 Alcune bevande sono indissolubilmente legate a certi film. Cosa sarebbe James Bond senza il Martini o le ragazze di Sex and the city senza il Cosmopolitan?

 Ci sono però altri esempi meno famosi, ma altrettanto significativi del rapporto tra cinema e bevande: basti pensare al George McFly di Ritorno al futuro che, per trovare il coraggio di invitare Lorraine al ballo "incanto sotto il mare" ordina un latte...al cioccolato! o al tè del non-compleanno consumato dal Cappellaio matto di Alice nel paese delle meraviglie o al mitico latte-più dei drughi di Arancia meccanica... Queste bevande entrano a pieno titolo nella trama dando ai personaggi una caratterizzazione in più, un segno distintivo che rimane impresso negli spettatori.

 Ma può accadere anche il contrario, ovvero che un film faccia talmente parte dell'immaginario collettivo al punto da inventare qualche bevanda ad esso ispirata. Curiosamente, perciò, leggendo "Il libro d'argento dei cocktail" ho trovato sia il drink Scarlet O'Hara (Southern comfort, succo di mirtillo e spicchio di lime) che il Rhett Butler (Southern Comfort, Orange curaçao, succo di lime e di limone freschi, sciroppo di zucchero e scorza sottile di lime o di limone per guarnire) di chiara ispirazione Via col vento.

 Qual'è la correlazione tra tali bevande ed i personaggi?? Proviamo a fare un'ipotesi. Southern comfort per entrambi, e qui è facile, vista l'ambientazione sudista del romanzo e del film. Mirtillo e lime per Rossella: carattere asprigno, non c'è che dire, anche se con una punta di dolcezza data dal frutto, che va cercato nel buio del bosco, proprio come la nostra indomabile e sfuggente eroina, sempre nascosta dietro al suo amore non corrisposto per Ashley. Arancio e limone per Rhett, invece: spigoloso anche lui e con un bel caratterino, sebbene capace di essere melenso come lo sciroppo di zucchero con la sfortunata figlia Diletta...sapori decisi comunque, per l'uomo che "francamente se ne infischia".


I due cocktail trovano perciò il proprio corrispettivo nei celebri personaggi, alimentando l'implicita leggenda che se consumiamo tali bevande ci sentiremo anche noi impavidi o romantici come i personaggi dei film che amiamo. Sarà vero??? Non mi resta che rispondere con: Ci penserò domani. Dopotutto, domani è un altro giorno.

 

Gin


 Ormai ho capito, dopo vari esperimenti in proposito, che i cocktail dopo i quali sono completamente ubriaca siano quelli a base di gin: fizz, tonic o lemon poco importa.

 Secondo me, in una vita precedente, ero una colonialista inglese che stava in India e se ne scolava senza ritegno pur di non prendersi la malaria (per la presenza di chinino)! Motivo per cui, nella mia esistenza attuale, lo evito, se posso…anche se la gelatina gin & tonic di Nigella Lawson potrebbe convincermi, visto che la presenta dicendo: Ha un gusto deciso e un’eleganza indiscussa: quale pietanza migliore potrebbe uscire dalla cucina della donna moderna?


Okay, sono moderna, ma mi ci vorrebbe qualcosa che ne attenui l’effetto (e…no, non basta l’acqua di mare a sostituire il sale a bordo bicchiere!). Le intenzioni di Matteo Torretta non le ho capite, con la sua torretta (!) di pizza, pata negra e gin tonic, e manco quelle di Grant Achatz, con rabarbaro cotto, gelatina di latte caprino con spuma di tè verde e gin…quindi credo mi fiderò di Ilario Vinciguerra, con la sua tartare di gamberi shakerati con gin tonic all’interno di una sfera di plexiglass (i gamberi marinati nel liquore sono una delizia, sempre) e di Alessandro Gilmozzi che lo presenta in pastiglie, alla fine del pasto.


Almeno fra gli chef. Un blog invece mi propone di aggiungere il gin a un sugo di salmone affumicato, radicchio e noci…penso ci proverò!. Direttamente dall’America Centrale arriva l’Anty-Gin, liquore a base di formica rufa…non mi spaventa, visto che una volta ho bevuto la tequila senza scartarne il verme. Di certo però non corro rischi mettendo il gin nel forno con pollo, prezzemolo, chiodi di garofano, arance e limoni, o nella gelatina di un aspic di astice con sedano e mango. Credo nemmeno in un sorbetto al rabarbaro.

La domanda però a questo punto sorge spontanea: quanto grossa deve essere una di queste porzioni per cui io possa ubriacarmi come si deve??? ;)

Coinquilin* di mangioscrivo