Capitano le giornate no. Perché non stai bene fisicamente e/o hai qualche pensiero che ti opprime. Dici la verità? Chiedi aiuto?
È una scelta. Puoi tenertelo per te o decidere di confidarti... e in tal caso devi anche scegliere a chi.
Mostrare la propria vulnerabilità non è semplice perché fa male... è come togliere un cerotto da una ferita e vedere che sanguina e brucia ancora.
Ci vuole coraggio a farlo. È più semplice far finta di stare bene mettendo in atto uno schema collaudato che prevede il minimizzare e lo sviare l'attenzione. Alcun3 usano persino la tecnica del "girare lo specchio": ti mostro le tue debolezze così tu non guardi le mie.... e sono così brav∂ che nemmeno te ne accorgi.
Perché essere se stess3 anche "nella cattiva sorte" è complesso. Troppo spesso si preferisce tacere: non vogliamo farci vedere tristi (o addirittura piangere) per non essere giudicati deboli. Invece, veder piangere crea un'empatia fortissima, che fa scattare negli altri la voglia di farti parlare e aiutarti a risolvere il problema. Quindi, in realtà, mostrarsi tristi non rende debole te, ma chi ti sta di fronte: chi è forte rimane, chi è debole se ne va.
È meglio parlare. Trova qualcun∂ di cui ti fidi e che sai ti ascolterà e dillo. Non c'è bisogno di usare paroloni o fare lunghi discorsi: dillo e basta... nel modo che conosci e con le parole che ti vengono in mente. Se ti fa sentire meglio, puoi anche parlare di spalle, se non vuoi che ti si guardi in faccia mentre lo fai... e usa degli esempi se non conosci i termini.
Non aspettare di arrivare al limite: fallo subito. Per ritornare all'esempio del cerotto: sai che quella ferita fa male e l'unico modo per curarla è cambiare la medicazione... puoi farlo piano piano o con uno strappo solo, ma l'importante è che lo fai, o non guarirà.
Altra cosa da non dimenticare è che la tristezza fa parte del quotidiano. Non è per forza un segnale di depressione o dell'arrivo di una malattia, e scacciarla non fa che peggiorarla, perciò, viviamola. Senza giudizio. "Oggi sono triste...e basta". Non deve avere per forza una conseguenza. Rimaniamo nella nostra tristezza, la viviamo nella misura che serve per sfogarci, e passerà.
Inizia a farti domande solo se piangi spesso, ma non sul pianto o sulla tristezza, bensì sulla ragione che l'ha causata. Se non riesci a capirla, inizia un percorso psicologico che ti aiuti a scoprirla e superarla.
Perciò, se sai di avere un "non sto bene" che ti gira per il corpo e/o per la testa e pensandoci da sol∂ non passa, cambia medicazione e chiedi aiuto: una frase... un discorso intero... una sola parola... non importa... Liberatene o finirà per infettare tutto ciò che lo circonda.