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 "Voglia di rinascita"

 

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La prima volta che ho posato gli occhi su Alice è stato grazie al film di Walt Disney (1951) ed era impossibile per me non adorarlo.

 Non tanto lei, che era una bambina canterina e un po' scioccherella, ma il suo mondo.

 A chi non piacerebbe inseguire un coniglio, con un panciotto e un orologio, in un buco e trovarsi di fronte a un gatto che scompare, un bruco che fuma il narghilè e festeggiamenti per il non-compleanno???

 Alice mi ha incantato facendomi capire l'assurdo, che ha dei lati buffi e divertenti, che non va preso in giro solo perché è originale e unico e che è popolato dai tipi più simpatici e interessanti che possiamo incontrare nella vita.

 

 

 

 

 

 

Convinzione rafforzata grazie ad un paio di racconti del mio autore per ragazzi preferito, Gianni Rodari, in "Favole al telefono" (1962), in cui Alice cade nelle bottiglie, nella sveglia, nel taschino della giacca di papà e pure in mare!

 

 

 

 

 

 

 

 

 Poi è arrivato un altro mio mito, Tim Burton, uno che sa non solo guardare il diverso e lo strano ma anche valorizzarlo (hai presente la serie Mercoledi?), per cui, per forza, come me, doveva mettere gli occhi su quel mondo .

Eccolo quindi curare l'intero progetto di "Alice in wonderland" (2010) e la produzione del suo sequel, "Alice attraverso lo specchio"(2016).

Stavolta la visione era completamente diversa da quella di Disney: la ragazzina  continuava ad essere insignificante ma il personaggio principale dei film non era lei, bensì il Cappellaio Matto!!

 Capisco che tra Tim Burton e Johnny Depp corra un feeling professionale particolare, però credo che questo abbia fatto loro dimenticare Wonderland, perdendosi quindi tutta la magia del luogo.

 

 

 

 Per fortuna, per la colonna sonora, il regista ha interpellato Avril Lavigne e P!nk, due "principesse rock" che amo molto, le quali sono riuscite a riportarmi dove volevo.

 La prima ha creato una melodia a base di tamburi per costruire un luogo misterioso, che inizialmente affronta quasi sussurrando ma poi lascia spazio a pianoforte e voce spiegata perché "Alice" ritrova il suo coraggio.

 La seconda, invece, crea tutto un mondo che le somiglia, dove ogni partecipante al coro ha il suo volto e la sua voce, per cantare un unico inno, "Just like fire", che la spinge oltre i propri limiti.

 

A questo punto, non mi rimaneva che un'unica cosa logica da fare: mi sono comprata (perché immaginavo mi piacesse al punto da tenerla) una copia di "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie - Attraverso lo specchio" di Lewis Carroll (1871).

Lì ho ritrovato la Regina Rossa e quella Bianca, il Gatto e il Coniglio, il Bruco e il Cappellaio, ovviamente la bambina (sempre insignificante), ma ho anche incontrato per la prima volta la Finta Tartaruga, Humpty Dumpty e tantissimi altri personaggi, che rendono ancora di più l'idea della fantasia e dell'assurdo.

Siccome però quando si tratta di Alice niente è mai quello che sembra e tutto si muove al contrario, ciò che mi ha davvero entusiasmato è un'altra cosa.

Ovvero la storia di Charles Lutwidge Dodgson (il vero nome dell'autore) che, facendo l'insegnante di matematica a Oxford, fa amicizia con il decano Henry George Liddell e con le sue figlie Lorina Charlotte, Edith Mary e Alice Pleasence.

Quest'ultima chiede a Charles di raccontarle delle storie, ma che non abbiano senso. Ed ecco che il professore attinge dalle assonanze di linguaggio, dalle filastrocche e dal gioco degli scacchi per inventarsi un mondo mai visto prima, che poi decide di mettere per iscritto.

Leggerlo in lingua originale è quindi un'impresa che consiglio solo a chi conosce perfettamente la lingua (in modo da capire bene di cosa si tratta), ma in italiano (con le note di un buon traduttore, come ho fatto io) è un gioiello che tutti dovrebbero scrutare...non saprete mai cosa vi aspetta alla pagina successiva e non lo vorrete posare per non uscire mai da Wonderland!!

 

 

Coinquilin* di paroleparole: