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 "Voglia di rinascita"

 

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 Omicidio di Simonetta Cesaroni.

 Quell'estate del 1990 ero in vacanza in Riviera Romagnola, con le mie amiche, e non riuscivo a smettere di pensare a lei. Una ragazza in costume, in spiaggia, come noi, come ce n'erano tante... eppure a lei era capitato qualcosa che noi non potevamo nemmeno immaginare.

 Era in ufficio a lavorare, la ventenne Simonetta Cesaroni, quel pomeriggio del 7 agosto, in Via Poma a Roma. Ma poi non era tornata a casa.

 La sorella, preoccupata, era andata a controllare, chiedendo ai responsabili dell'ufficio di aprirle la porta... e l'aveva trovata stesa a terra, colpita da 29 coltellate.

 Il motivo per cui non riuscivo a smettere di pensare a Simonetta Cesaroni è che pensavo si trovasse in fretta il colpevole. Una rapina? Un fidanzato geloso? Qualcosa che aveva visto in quell'ufficio e non doveva vedere?

 Aspettavo l'arresto di qualcun∂, come succedeva sempre nelle repliche de "La signora in giallo" che guardavo ogni giorno all'ora di pranzo. A fine puntata, il colpevole si trovava sempre.

Quindi ho iniziato a seguire le indagini, le ricostruzioni, le ipotesi.

 Il film “Il delitto di Via Poma” (2011, Roberto Faenza) inizia dal suicidio di Pietrino Vanacore (Giorgio Colangeli)... un uomo che si lascia andare a pochi metri dalla spiaggia il giorno prima dell’ennesima testimonianza al processo per la morte di Simonetta Cesaroni.

 Lei (Astrid Meloni) la vediamo subito dopo, col costume bianco, in posa per quella foto che abbiamo visto tutt3. La sua è la vita di una ragazza qualsiasi, nel 1990, tra amici, fidanzato e lavoro. Ma quel 7 agosto la sua vita sarà interrotta in Via Poma… per mano di un uomo, che le dà uno schiaffo facendo volare a terra la molletta.

 Il suo cadavere verrà ritrovato la sera tardi, dopo che la sorella Paola (di cui Giulia Bevilacqua offre un’interpretazione molto intensa) “costringe” il datore di lavoro, Salvatore Volponi ad entrare in quell’ufficio… e, vedendolo, lui dice: “Bastardo”. 

 Le indagini, gli interrogatori pressanti, i sospettati, gli indagati, quegli alibi troppo precisi, quelle dichiarazioni poco concordi tra loro e con l’evidenza dei fatti, l’inquinamento costante delle prove, il depistaggio, il funerale, l’attenzione della stampa… da quel momento viene raccontata una storia che sappiamo, che abbiamo imparato a conoscere bene (non sapevo però dei messaggi e delle telefonate minatorie a Paola). 

Le immagini però hanno il potere di restituirci anche il dolore, quello che a volte tendiamo a dimenticare, “affamati” come siamo di dettagli e di parole e di trovare l’assassino, come fosse un gioco e non la sofferenza di una famiglia (che ha tentato di andare avanti pur con tanti interrogativi ancora nella mente), e l’estrema violenza del gesto: Quella ragazza è stata ammazzata come una bestia al macello [-] Non si può morire così a 20 anni… non si può, dice l’ispettore Montella (Silvio Orlando).

 Se lo continua a chiedere anche Giacomo Galanti, che sull'argomento ha realizzato il podcast "Le ombre di Via Poma" (2021, Huff Post).

 Parla molto chiaramente di bugie, errori e depistaggi.

 Innanzitutto, racconta che Simonetta Cesaroni non lavorava in quel quartiere abbiente: quello era solo un part time, in una sede distaccata da quella principale. E il suo datore di lavoro non sembra sapere nemmeno che lei fosse in quell'ufficio. Eppure qualcun∂ lo sapeva perché non ci sono segni di scasso: la ragazza ha aperto la porta... ha fatto entrare un volto amico che è diventato assassino... oppure a entrare è stata una persona che aveva le chiavi.

 Racconta di Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile. Forse il suo arresto è stato prematuro, come a voler sviare l'attenzione dal vero colpevole, favorendo così l'eliminazione delle prove a suo carico. Se non fosse stato arrestato - dice il criminologo Valerio Scrivo - non ci avrebbe pensato nessuno. Sarà anche indagato per favoreggiamento, anni dopo, e morirà in circostanze misteriose.

 Racconta di Federico Valle, il cui nonno abitava nel palazzo, avendolo progettato, ma il suo coinvolgimento è supportato da prove impossibili (lo ha accusato un pregiudicato che dice di aver saputo dalla madre che era tornato a casa con una ferita e inoltre, col suo peso esile, non avrebbe potuto tener ferma la ragazza mentre la uccideva) e da un alibi altrettanto vacillante. (pensava lei fosse l'amante del padre?)

Racconta di Raniero Busco, il "fidanzato" di Simonetta all'epoca dei fatti. Anche lui ha subito un processo, ed è stato accusato prima e scagionato poi. Il rapporto burrascoso e altalenante che aveva con la ragazza non è sufficiente a giustificare un omicidio tanto efferato e le prove non sono decisive (la saliva? un morso?). 

E infine racconta dell'avvocato Francesco Caracciolo di Sarno, di Salvatore Volponi, di Ermanno Bizzocchi. Sono il presidente e i responsabili dell'Associazione Italiana Alberghi della Gioventù di Via Poma. Hanno un ricordo vago della ragazza che lavorava per loro. Non si riesce nemmeno a comprendere chi frequentasse l'ufficio in quei giorni. Ma forse sanno molto più di quel che dicono.

Un caso pieno di ombre che il podcast mette bene in evidenza, ponendosi domande e dando spunti per riflettere anche su altre figure che sono sempre state nominate poco o non sono state nominate affatto. Ma chiarisce anche che il Dna sopravvissuto sugli abiti di Simonetta è ormai decomposto, che Via Poma è stata imbiancata e ripulita e, soprattutto, che il tempo è passato. Molt3 non ne vogliono parlare, alcun3 sono morti. 

Nessun∂ sa ancora oggi chi ha ucciso Simonetta Cesaroni e perché.

La famiglia di Simonetta però, convinta che più di una persona fosse in stanza con lei quel 7 agosto, non si arrende. E noi con loro. Aspetto pazientemente di scoprire chi è il colpevole... non spegnerò il televisore finché la puntata non sarà finita.