Al fine di fornire la migliore esperienza online questo sito utilizza i cookies.

Utilizzando questo sito, l'utente accetta l'utilizzo dei cookies.

Newsletter !!!

 

 "Voglia di rinascita"

 

Leggila qui 

 

 

0
0
0
s2sdefault

 Il disastro di Seveso.

 Era un mezzogiorno qualunque, un sabato qualunque, il 10 luglio, in un posto qualunque, la bassa Brianza, in un anno qualunque, il 1976. Ma ha cambiato la storia.

 Una fuoriuscita di diossina della fabbrica dell'Icmesa ha fatto ragionare l'opinione pubblica su aborto e sicurezza sul lavoro e si è iniziato a pensare all'importanza degli studi epidemiologici di raccolta dei dati e a come l'uso di certe sostanze industriali avessero un effetto sulla salute pubblica.

 Non si sapeva, inizialmente, che fosse diossina. Era solo una nube tossica. Poteva sembrare un gas innocuo, tipo quelli di scarico... gas biancastro...un diserbante, niente di cui preoccuparsi.

Ma c'era un odore acre in giro e nei giorni successivi è successo altro... di troppo strano e fuori dal comune.

É diventato una delle peggiori catastrofi ambientali.

 

 Elena Accorsi Buttini intitola il podcast che parla di quell'evento "SILENZIO"  perché esistono anche disastri che accadono nel silenzio, i più terribili forse perché nel silenzio è impossibile individuarli, nel silenzio le conseguenze sono subdole e nel silenzio i danni sono peggiori.

 Il silenzio di Seveso è un tacere voluto e protratto.

 Inizialmente si consiglia alle persone di non mangiare frutta e verdura, di non toccare gli animali e di non bere acqua non bollita. Il silenzio sta nel non dire che potrebbe essere peggio di così, visto che la nube è stata avvertita anche a Meda, Cesano Maderno, Limbiate, Desio e in altri paesi limitrofi.

 Passano 4 giorni prima che le pelli arrossate dei bambini portino le madri davanti allo stabilimento, curiose di sapere cosa stia facendo ammalare i figli e morire gli animali. E ottengono altro silenzio.

 Altri 4 giorni e c'è tutta la popolazione davanti all'Icmesa, che viene chiusa. Da lì risposte non ne escono perciò non si sa come curare le persone. 

 Solo dopo altro tempo da Zurigo arriva una parola: diossina. Ma non arrivano provvedimenti come l'evacuazione della zona e una sospensione delle attività in quelle limitrofe almeno fino al 26 luglio. 

Ci si domanda in quale dose sia letale e se lo domandano soprattutto le donne incinte, che vogliono sapere anche se e quanto sia trasmissibile il contagio. Ed è solo davanti al silenzio che si dà loro la facoltà di decidere cosa fare.... anche abortire è lecito. Il dibattito infuria, visto il recente processo (solo tre anni prima) a Gigliola Pierobon. Su questo punto, Elena Accorsi Buttini si sofferma particolarmente, perché si fatica a dare alla donna l'autodeterminazione di decidere per la propria salute e per quella dei feti.

L'autrice si sofferma anche sui casi dell'amianto, del carbonato di calcio alla Solvay, del cromo esavalente sul lago d'Orta, su un altro tipo di diossina all'Italsider e sul cloruro di vinile di Porto Marghera.

Lo fa per dimostrare che dopo Seveso esistono leggi sulla sicurezza contro i rifiuti tossici e sulla prevenzione dei grandi rischi. Per dirci che è stato Seveso a insegnarci a tracciare i dati e a conservare i campioni... per capire, per non ripetere certi errori, per salvare chi si ammala... per non nascondersi più dietro il silenzio.