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 "Voglia di rinascita"

 

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 La terza ondata del femminismo è collocata tra gli anni '80 e i 2000. 

 Sono quelli che iniziano con la mia adolescenza perciò indimenticabili. 

 Ripensandoci oggi però mi rendo conto che erano anni di successo per gli uomini e di perdita per le donne.

 Il successo di un uomo si misurava nella finanza, nella politica, nella guerra. Le donne rischiavano di perdere il diritto all’aborto e la parità salariale.

 La tendenza generale era quella di farle tornare casalinghe (tipo “Adesso basta protestare… tornate da dove siete venute”, un po’ come era successo alla fine della Guerra quando molte erano state fatte uscire dalle fabbriche) e, visto che non accadeva, l’attenzione si era spostata di nuovo sulla vecchia amica del patriarcato, la bellezza. Il decennio della moda e del power dressing aveva esasperato la richiesta di cura personale nelle donne - ha scritto Jennifer Guerra  - Avere i capelli in ordine e un trucco impeccabile non era più un requisito per trovare marito, ma un obbligo sociale per avere successo, anche lavorativo, nella propria vita.

 Senza bellezza le donne diventano come quella rappresentata sulla copertina di "Time" del marzo 1989: il femminismo le ha caricate di troppe responsabilità e quindi ora sono un ibrido tra famiglia e carriera e per di più di legno, senza caratteristiche umane.

 Se penso a quegli anni mi ricordo lacca, fard colorati, abiti firmati e copertine delle riviste con modelle bellissime che racchiudevano servizi su donne in tailleur alla scrivania (ma coi tacchi e il rossetto e una provocante scollaturea). Alcune pioniere che, per rompere il soffitto di cristallo, dovevano portare la valigetta e comportarsi come un uomo. Anni di estremi, insomma.

 Fortunatamente il secondo ricordo che mi appare è quello del rock al femminile, che credo mi abbia plasmato più di quanto immaginassi. Mi piaceva perché quelle che lo facevano erano donne “sporche e cattive”, come Courtney Love che portava vestiti strappati, era sempre spettinata e urlava al mondo di essere fatta di pezzi di bambola, o le Bikini Kill, che suonavano punk e parlavano di liberazione sessuale nei testi delle loro canzoni, invitando le ragazze sotto e sul palco (trasformando così i loro concerti in veri atti di protesta)

Le altre donne simbolo di quegli anni sono una miscela di femminismo e antifemminismo:

- le Spice Girls sono il mio primo vero approccio di Girl Power nei messaggi però ammettevano di apprezzare la Thatcher (una donna al potere, certo, ma non si è certo battuta per i diritti delle donne) ed erano state scelte in base alle loro caratteristiche incarnando cinque modelli standard di donne (lo si evinceva anche dai loro soprannomi: la rossa, la sportiva, la bambina, l'elegante, la spaventosa),

Bridget Jones è la lotta agli standard di bellezza, ma la sua emancipazione si limita a passare da un maschilista a un uomo più gentile, a cui rimane devota cercando di adattarsi per sembrare meno se stessa,

- le ragazze di Sex and the city sono emancipate, ma copiano il modello maschile negli atteggiamenti, dimostrando invece estrema femminilità nel look.

Quindi vuoi vedere che, alla fine, le vere femministe erano Lorena Bobbit, Monica Lewinsky e Tonya Harding? 

 

 Il caso Lorena Bobbitt.

 Fino al 23 giugno 1993 avevo visto una donna vendicarsi brutalmente di un uomo solo nei film o ne avevo letto nei libri.

 Quel giorno seppi che era accaduto nella vita reale, in una cittadina della Virginia: una donna aveva reciso il pene al marito mentre lui dormiva e l'aveva buttato in un campo dalla macchina in corsa: Avevo questa cosa in mano e non riuscivo a guidare bene, quindi me ne liberai. Poi chiamò la polizia per confessare.

 Il gesto fu talmente clamoroso che ne parlarono tutt3 e "guarda che faccio come Lorena Bobbit" credo sia diventata la minaccia coniugale più frequentemente pronunciata almeno fino alla fine del decennio.

 L'evento finì così, in una boutade, come spesso accade, anche perché John Wayne Bobbitt fu operato e il suo apparato genitale tornò come prima.

 Ora però è venuto il momento di ripensarci a mente fredda e stabilire un contesto... che è un contesto di vessazioni e abusi. Lorena, al processo disse che era stanca di una vita sessuale che dipendeva solo dagli orgasmi del marito, che si prendeva anche senza il suo consenso e con altre donne.

Nel 1993 si parlava però poco di violenza sessuale coniugale (marito e moglie andavano a processo solo se divorziati e con un danno permanente) perciò la testimonianza di Lorena suonò dissonante alle orecchie dell'opinione pubblica, come d'altra parte tutti i casi di stupro: le accuse c'erano ma le donne credute erano pochissime. Lorena si era vendicata perché sapeva che non sarebbe stata creduta dalle autorità perché gli abusi non erano puniti. Il caso terminò infatti con l'assoluzione per lui (giudicato un marine ambizioso non violento che si era sposato troppo giovane) e 45 giorni di ospedale psichiatrico per lei (giudicata instabile, isterica e insoddisfatta) e un divorzio.

La storia è raccontata nella serie "LORENA" del 2019, in 4 puntate. Ciò che mi ha particolarmente colpito è come gli uomini intervistati mettano tutti l'accento sul "gli ha portato via la cosa più importante" e "andava salvata la sua dignità o avrebbe dovuto urinare come una donna per l'eternità". Davvero un uomo senza pene non è più uomo?? Non è maschilismo questo???

 

 La vera data d'inizio del Sexgate è il 17 agosto 1998.

 Quel giorno, davanti al tribunale, il Presidente degli Stati Uniti d'America, Bill Clinton, ha ammesso ciò che ormai era chiaro agli occhi di tutto il mondo: aveva ammesso una relazione con la ventiduenne stagista Monica Lewinsky.

 Anche in questo caso ricordo un susseguirsi di battute spinte e il radicarsi, negli uffici di tutto il mondo, di una certezza: praticare sesso orale al capo da sotto la scrivania non era più una fantasia, ma una solida realtà.

 In pratica, era come dire ad ogni "boss" del pianeta che poteva richiederlo e pretenderlo perché, hey, l'ha fatto anche il Presidente!!!

 Pochi però ricordano che la relazione consensuale tra i due era venuta alla luce quando Paula Jones aveva accusato Bill Clinton di molestie sessuali e si era così iniziato a indagare sulle sue abitudini.

 Lui inizialmente aveva negato e così il victim blaming era caduto su Monica, accusata di essersi inventata tutto pur di farsi pubblicità e fare carriera.

 Andrew Morton (già autore della biografia di Lady Diana, scritta in collaborazione con la principessa), racconta chi sia veramente la donna dietro tutto lo scandalo e pubblica "MONICA'S STORY" nel 1999, rendendolo un bestseller.

 

 

 

La prima pattinatrice su ghiaccio americana (e la seconda nel mondo) ad aver realizzato un triplo axel è stata Tonya Harding.

 Il suo è uno sport basato sulla classe, sull'eleganza e sulla moda. Lei è povera (si deve cucire i costumi da sola), poco femminile e con uno stile di vita non convenzionale (lavora in una ferramenta e come cameriera per pagarsi le lezioni). Ma Tonya ha talento e voglia di rivalsa, soprattutto nei confronti della madre LaVona (che la umilia e la fa sempre sentire in colpa) e del marito Jeff (che la picchia).

 Motivazione, ambizione e passione fanno di lei una pattinatrice di fama mondiale nonostante reagisca alle discriminazioni con troppa veemenza: inizialmente, infatti, i giudici non credono in lei per il suo fisico, gli abiti dozzinali e la musica che sceglie, perciò la penalizzano con punteggi non all'altezza delle sue esibizioni e lei va dritta al tavolo a lamentarsi prendendoli a parolacce.

 Il triplo axel le dà credibilità e da quel momento prende in mano la sua vita e si allontana da madre e marito per dedicarsi solo allo sport che ama e al pubblico che ormai la venera.

 Finché la sua principale rivale, Nancy Kerrigan, viene ferita al ginocchio mentre si allena per il campionato nazionale. È stato Jeff? L'ha fatto da solo o gliel'ha suggerito Tonya?

A  dividersi il set del film (2017, Craig Gillespie), Margot Robbie e Allison Janney (vincitrice dell'Oscar come Miglior attrice non protagonista), con due interpretazioni intense.

 Il film nel suo complesso è rock, sgranato come è tipico dei documentari e in grado di lasciarti quindi un senso di "ruvido"...ma certe vite sono proprio così: imprevedibili e veloci come un salto sul ghiaccio.