Una delle professioni più ambite del nuovo millennio è l'influencer. Ma, senza arrivare ai grandi numeri, a tutt3 piace essere di ispirazione.
Per i figli, soprattutto, ma anche per collegh∂, amic∂ e sconosciut∂. Ci piacerebbe essere guardat∂ e avere il sottotitolo: Vorrei essere come te.
Il motivo dell'invidia è ciò a cui puntiamo nella vita come valore indiscutibile: la bellezza? il talento? la capacità di essere sopravvissut∂ a qualcosa? Che sia un valore che fa già parte di noi o che abbiamo conquistato ne andiamo comunque fier∂ e lo mostriamo al mondo.
Ma ecco che, quando il mondo se ne accorge, iniziamo a soffrire della sindrome dell'impostore e pensiamo: "Ora devo mantenere un alto livello e aumentarlo sempre di più o tutti scopriranno che non valgo nulla". Ottenuta la stima del pubblico, che volevamo così disperatamente, ora ne abbiamo paura e dubitiamo di noi stess∂. E iniziamo a fallire davvero.
Quello che non sappiamo, e che invece è importante tenere in considerazione, è che si può ispirare qualcuno anche coi fallimenti, perché ci aiutano a migliorare il nostro valore e a correggere la prospettiva.
Pensate a qualcun∂ che vi ispira. È impossibile che abbia avuto una vita perfetta. Ha sbagliato. E forse l'avete amat∂ di più in quei momenti, quando si è mostrat∂ vulnerabile ed è "sces∂ dal piedistallo" su cui l'avevate collocat∂ per mostrarsi simile a voi.
Perciò non giudicate voi stess∂ troppo severamente, ma non siate nemmeno troppo sicur∂ di ciò che siete: valutatevi con un margine di dubbio, focalizzatevi su obiettivi concreti, godete delle conquiste e imparate dagli errori, ma, soprattutto, create delle connessioni.
Si è ispirati da ciò che si sente affine, da chi ti sembra di conoscere da sempre e da chi è autentico (nessun∂ applaude un fasull∂ - se lo siete, vi riconosceranno)...anche nel fallimento.