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 "Voglia di rinascita"

 

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 La razziale è la più antica tra le discriminazioni e implica anche crudeltà.

  Crudeltà dettata da una semplice e terribile convinzione: quella di essere superior3  e, in nome di questa superiorità, poter agire senza alcun rispetto. 

 É una convinzione antichissima, nata ai tempi di Re e Sudditi, di Padroni e Schiavi e, anche se sono passati i millenni, è la più difficile da sradicare.

 Sono millenni che continuiamo a considerare le persone afroamericane come portatrici di una sola storia: migranti e pover3 e, se donne, sessualmente pronte a soddisfare. Non ci siamo spostat3 da lì.

 L'unico modo per farlo è aprire la mente, ma prima di tutto, le orecchie, e ascoltare le storie e le testimonianze è passato per queste discriminazioni, le sta vivendo e non vuole più viverle in futuro.

 

 

 

 

 

  Com'era la vita delle domestiche nere nel Mississippi degli anni Sessanta? Quasi in ogni casa, a Jackson, lavora una di loro: "Io mi prendo cura dei bambini bianchi, è questo che faccio, e poi cucino e faccio le pulizie. So farli addormentare e smettere di piangere e so farli andare di corpo prima ancora che la loro mamma scenda dal letto al mattino". 

 Aibileen è talmente brava che la piccola Mae Mobley si affida a lei totalmente, più che alla madre. Elizabeth Leefolt infatti è una donna giovane e tremendamente egoista, preoccupata sempre delle apparenze, e non ha tempo per prendere in braccio la figlia.

 La sua più cara amica è Hilly Holbrook, convinta che le domestiche debbano avere servizi igienici propri all'esterno della casa in quanto portatrici di malattie. E siccome Hilly è molto rispettata in città, ciò che lei dice diventa "legge" per cui le altre donne bianche di Jackson si affrettano a costruirli e a rifiutare un lavoro alla sua domestica cacciata via da casa da lei usando la parola "ladra" (in realtà Minny ha solo osato dirle che non era giusto trasferisse la madre all'ospizio) e ad allontanare dagli eventi pubblici Celia Foote (che ha l'unica colpa di aver sposato l'ex fidanzato di Hilly).

 Con loro, al tavolo del bridge, c'è Eugenia "Sketeer" Phelan, che non si preoccupa delle apparenze e vuole fare la giornalista e vivere da sola a New York. Tutto quello che riesce a trovare che non sia un lavoro da "segretaria di bella presenza" è una rubrica di consigli per casalinghe (che Elizabeth e Hilly definiscono "una specie di bibbia per le bianche pezzenti della periferia sud di Jackson, senza domestica"). Non essendo un'esperta, chiede aiuto ad Aibileen.

 Parlando con la domestica però Sketeer si rende conto che le sue amiche hanno un atteggiamento poco rispettoso nei confronti delle donne che quotidianamente le aiutano e vorrebbe cambiare le cose.  Anche se sa che, facendolo, perderà le amiche, che non accetteranno il suo non adeguarsi alle regole e la emargineranno come già fanno con Celia.

 A motivarla invece è una redattrice della Harper & Row che le promette di pubblicare le sue idee "su cosa le dà particolarmente fastidio, soprattutto se non dà altrettanto fastidio agli altri". Sketeer decide così di raccogliere le storie delle domestiche.... e quella pubblicazione diventerà un libro.

 In ogni pagina di "The help" ci sono riferimenti, più o meno velati, a sfruttamento e razzismo: atteggiamenti e modi di fare che le bianche quasi non notano, tanto per loro sono abituali, mentre per le nere pesano come macigni.

 Da piccole le bianche sono affezionate a quelle donne che si occupano di loro in ogni momento... crescendo dimenticano l'affetto e lo trasformano in disprezzo.

 Le domestiche di solito non si ribellano per paura di perdere il lavoro e di essere picchiate dai mariti e di non poter garantire un futuro ai figli. Ma stavolta hanno deciso di parlare, pur prendendo delle precauzioni perché "la signora bianca non dimentica mai... e non ha pace finché non ti vede morta". 

Dal romanzo di Kathryn Stockett (2009, Mondadori) è stato tratto il film "THE HELP" (2011, di Tale Taylor) con Viola Davis, Emma Stone, Octavia Spencer, Bryce Dallas Howard, Allison Janney e Jessica Chastain.

Ma io ti consiglio di leggere il libro... Kathryn Stockett scrive parole semplici ma profonde e leggere certe verità ti colpisce di più che sentirle pronunciare, dandoti il tempo di pensarci e di farti domande. 

 

il buio oltre la siepe

 Uno dei libri che Aibileen chiede a Sketeer di prenderle alla biblioteca (lei non può perché le persone di colore non possono entrarvi) è "Il buio oltre la siepe" scritto nel 1960 da Harper Lee (diventato anche un film di successo con Gregory Peck).

 Ambientato nell'Alabama del Sud, il romanzo è narrato in prima persona da Scout, la figlia minore dell'avvocato Atticus Finch, vedovo (ma c'è una governante di colore che lo aiuta nella crescita dei figli). Mentre lei e il fratello Jem sono impegnati a cercare di vedere il misterioso Boo Radley (che vive al di là della siepe, appunto e che non esce mai di casa), il padre deve affrontare un processo molto difficile.

 Ha deciso infatti di essere l'avvocato difensore di Tom Robinson, un uomo di colore accusato di aver violentato una ragazzina. E, per questo, in città da cittadino rispettato ora è diventato "negrofilo" ed è soggetto a minacce.

 Questo non spaventa Atticus, ma ne deve una spiegazione a Scout, che ha pure fatto a botte per difenderlo: "Hanno il diritto di far rispettare la loro opinione, ma prima di vivere con gli altri bisogna che viva con me stesso: la coscienza è l'unica cosa che non debba conformarsi al volere della maggioranza. [-] La gente ignorante, i bianchi poveri, usano questo termine quando credono che una persona consideri i negri più di quanto non consideri loro. É entrato pian piano nell'uso corrente per il bisogno di una parola  volgare, brutta, da appiccicare a gente come noi come un'etichetta per offenderla. La parolaccia dimostra soltanto quanto sia meschina la persona che te la dice: a te non può fare alcun male". 

 Quanto poi alle condizioni di vita delle persone di colore, sono ancora peggiori di quelle già difficili raccontate in "The help": molte non sanno leggere (a Messa cantano ripetendo a memoria) e sono sempre considerate dalla parte del torto e da eliminare, perché corrompono i bianchi. "C'è qualcosa nel nostro mondo che fa perder la testa alla gente - non riescono a esser giusti neanche quando lo vogliono. E nei nostri tribunali, quando contro la parola di un bianco c'è soltanto quella di un nero, è sempre il bianco che vince. Sarà brutto, ma la vita è fatta così".

I ragazzini cominciano quindi a capire perché Boo non voglia uscire: forse è spaventato dal mondo, dalla differenza di classi sociali, dai pregiudizi e da chi non esita a usare la violenza contro i neri e gli ebrei. E che il vero nemico non è lui.

Se hai il coraggio di guardare dentro il buio, smetti di avere paura e puoi vedere la vita da tutt'altro punto di vista.

 

 

 Un muro di fuoco separa due donne.

 Da un lato Elena Richardson. Sposata con Bill, ha quattro figli (Trip, Moody, Lexi e Izzy) e vive in una bella casa di Shaker, dove lavora al giornale locale.

 Dall'altro Mia Warren, artista, che arriva in città con la figlia 15enne Pearl.

 Elena ci tiene molto a fare buona impressione e a sembrare caritatevole / amichevole / non razzista / senza pregiudizi / femminista, perciò offre una casa e un lavoro a Mia e permette a Pearl di fare amicizia coi suoi figli, ma in realtà non sopporta la libertà e la spregiudicatezza della donna. Mia invece ha qualcosa da nascondere e fa di tutto perché nessuno scopra cos'è.

 Pearl poi sviluppa un enorme rispetto per le regole di Elena e l'importanza che dà a una buona istruzione, mentre la ribelle Izzy sembra trovare in Mia la comprensione che le è sempre mancata e un valido appoggio per la sua creatività.

 È perciò inevitabile che le due donne giungano ad un confronto serrato e il fuoco è forse l'unico modo per cancellare il passato.

 "LITTLE FIRES EVERYWHERE" è una miniserie in 8 puntate del 2020 con Reese Witherspoon e Kerry Washington.

 

 Se ti appassionano le serie ti consiglio anche "Hollywood": già molto bella di suo, vista in tempi di #BlackLivesMatter assume un significato ancora più profondo.

 Racconta di un gruppo di personaggi che si muovono nella Hollywood del dopoguerra alla ricerca di successo. Un gruppo come tanti, ma qui sono coinvolti:

- un'attrice di colore (stanca di fare sempre la parte della cameriera) e il suo fidanzato regista,

 - un attore alle prime armi che lavora in una pompa di benzina che offre anche un servizio sottobanco di gigolò,

 - uno sceneggiatore gay e di colore,

 - una donna ricca il cui marito è proprietario degli studios e la cui figlia è un'aspirante attrice,

 - un agente senza scrupoli e un paio di produttori con una vita privata disastrosa.

 Tutt3 insieme lavorano a un film destinato a rovinare per sempre i loro sogni o a portarli alla gloria eterna come pionieri dei diritti delle persone di colore e dei gay.

Ryan Murphy ricrea qui l'atmosfera hollywoodiana che già ci aveva incantati nella prima stagione di "Feud", scritturando un mix di volti nuovi e sconosciuti: Laura Harrier, Darren Criss, David Corenswet, Dylan McDermott, Jeremy Pope, Patti LuPone, Samara Weaving, Jim Parsons. Holland Taylor e Joe Mantello.

Si concede anche alcune guest star, come Paget Brewster, Billy Boyd e Queen Latifah. Quest'ultima, nel ruolo di Hattie McDaniel (la Mami di "Via col vento") ci fornisce un'ulteriore legame alla causa #BlackLivesMatter, visto che si sta rivalutando la sua carriera e il suo ruolo nel film che l'ha resa celebre.

Resta una domanda in sospeso, pronunciata anche nella serie: "Può un film cambiare le percezioni di un Paese?". A noi, pubblico della tv, e non solo, la risposta.

 

 

Coinquilin* di antinnocenza: