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 "Voglia di rinascita"

 

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L’atmosfera dell’assenzio è quella della Parigi di fine Ottocento. Per me è la “fatina verde” Kylie Minogue in “Moulin Rouge” e la bevanda sorseggiata da Paul Verlaine e Arthur Rimbaud in “Poeti dall’inferno” o dagli altri artisti (Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Dumas) in “Midnight in Paris”…una sorta di elisir che apre la mente, al pari di qualche droga allucinogena.


 E dire che, in epoca Romana, profumava il vino, che Apicio lo usava come aroma per le salse e che durante il Medioevo e il Rinascimento era un medicinale (battericida e stimolatore delle funzioni organiche)! Come sempre, è l’abbondarne che rese l’assenzio pericoloso, al pari di altri liquori, per cui il governo francese, nel 1988, ne proibì fabbricazione e consumo…fino al 2015, quando è tornato in versione “riveduta e corretta” ovvero diminuendone la quantità di alcol (che poteva arrivare a 70°) e togliendo sostanze tossiche e aroma di anice (sostituito da quello mentolato), ma lasciandone intatto il rito (se ne versa una dose nel bicchiere, vi si poggia sopra il cucchiaino forato provvisto di una zolletta di zucchero – l’Artemisia Absinthum è molto amara – e vi si fa scorrere sopra acqua fresca).
 

Ciò non vieta di tornare ad utilizzarlo in cucina. Per marinare i gamberi. Aggiunto al tè. Per bagnarvi i savoiardi usati poi per un budino al cioccolato o uno zuccotto. Nel sugo degli spaghetti con pancetta e pecorino. Nella crema dei bigné.
E chissà che non si riesca a vederla comunque, la fatina verde!

Coinquilin* di mangioscrivo