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 "Voglia di rinascita"

 

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 Dopo ciò che ho scoperto in settimana, ho pensato che Benedetta Parodi, che in qualche post fa prendevo in giro perché si aiutava con l'asciugacapelli per togliere dalla terrina congelata un semifreddo, non è forse poi tanto fuori dal mondo. Mi sa che lo sono io, che non penso che certe cose sul cibo siano possibili e pensabili...

 Ho letto che si può cucinare col ferro da stiro. Già ero rimasta sorpresa quando ho saputo che in un locale romano lo usano per cuocere seppie e alici, ma poi ho visto che, sempre usando lo stesso metodo (tra due fogli di carta da forno) si può trasformare lo zafferano da pistilli in polvere.

 Ho letto che esiste un'automobile con staffe di supporto dei cavi elettrici fatte di plastica ottenuta coi residui di pomodoro, una con pneumatici ottenuta da olio ricavato dalle bucce d'arancia e una che sotto il cofano anziché il motore è dotata di un frigorifero.

Ho letto che negli Usa stanno producendo vino (Cabernet rosso e Chardonnay bianco) aromatizzato al caffè e lo vendono in lattina come le bevande di largo consumo, ma pure che è stato biasimato non solo dall'Europa, ma anche dalla rivista Time (Non sembra essere una buona combinazione di sapori; la miscela è destinata ad avere un cattivo gusto).

Su Youtube ho visto La Diva, uno scricciolo di donna che ogni sera si siede davanti ad una tavola riccamente imbandita e mangia tutto in diretta, per la gioia di coloro che hanno pagato la chat. Lei ha dichiarato di spendere 3000$ al mese per la spesa ma di guadagnarne molti di più mangiandola!!!

Ho letto di "The hibernator", un piatto servito vicino a Manchester composto da 8 fette di bacon, 8 salsicce, 4 uova fritte, 1 omelette con il formaggio, 4 waffles, 4 toast, 4 fette di pane fritto, fagioli, patatine, funghi, pomodori e accompagnato da un milkshake di taglia grande. Non so se Adam Richman di Man Vs Food l'abbia provato, ma so di certo che chi prepara la ricetta fa firmare un foglio ai clienti in cui loro dichiarano di essere in buona salute e che non riterranno il cuoco minimamente responsabile di nulla.

Ho letto su Repubblica un articolo sulla cucina di Paolo Lopriore, il quale rivoluziona completamente il concetto di convivialità. Porta in tavola salmerino e lavarello (il loro fegato, uova e lattume, la carne marinata al sale grosso), gelatina di aceto affumicato, uvetta alla sambuca, avocado, burro ai pinoli, lime, olio extravergine, poi riso in cagnone in padella, farina tostata, burro alla salvia, poi pesce di lago fritto, alloro, albicocche, panna di mandorla, agretti, asparagi fritti alla provola, infine, panna cotta, amarene sciroppate, pera al vino, sfoglia al caramello, burro di arachidi fuso. Tutto separato, non cambiando nemmeno i piatti. Avete capito vero? Ogni commensale si trova davanti una specie di “mistery box” da comporre secondo i propri gusti. E lo chef non ne perde in stima perché la sua tecnica e la sua creatività stanno nel proporre quegli ingredienti, già predisposti in un certo modo. Non so voi ma io non lo trovo affatto spaventoso, bensì geniale.
Personalmente, odio quelle tavolate di persone costrette a mangiare tutte lo stesso tipo di cibo pur avendo gusti diversi (e chi si è sposato sa quanto sia difficile creare un menù che possa soddisfare tutti), mentre quelle migliori sono a cui sono stata erano piene di leccornie di ogni tipo in cui si poteva mischiare di tutto e passare dal dolce al salato a piacimento. Ma si sa che io sono una rivoluzionaria…potrei anche invitarvi a una cena simile!
Il mondo del cibo è pieno quindi non solo di qualità e di salubrità, ma anche di stranezze e di esagerazioni...forse è anche questa sua caratteristica che lo rende tanto affascinante...

Coinquilin* di mangioscrivo