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 "Voglia di rinascita"

 

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 Sono una femminista. E lo sarò sempre. Ma, a questo punto, devo specificare cosa significa.

 Femminismo non significa che le donne hanno sempre ragione e gli uomini sempre torto, ma che abbiamo due voci di pari importanza e che vanno entrambe ascoltate.

 Femminismo significa che una donna, come un uomo, deve essere libera di fare la vita che ha scelto: casalinga o manager, sposata o single, con un∂ o più partner...

 Femminismo significa che una donna deve essere retribuita per il proprio lavoro esattamente come un uomo che svolge la stessa mansione.

 Femminismo significa che la bellezza non deve essere l'unico parametro con cui una donna viene valutata.

Potrei andare avanti con altri esempi, ma credo sia chiaro. Quello che mi preme però dire oggi è che la parità è parità...non che noi donne usiamo questa parola per "rubare" agli uomini un posto di lavoro per cui siamo meno preparate o per accusarli ad ogni piè sospinto di non saper capire le nostre esigenze.

 Un conto è essere femministe, un altro è usare biecamente questa parola come roccaforte in cui nasconderci o come merce di scambio per ottenere vantaggi.

 E va anche specificato che non tutte le donne sono femministe... alcune si nascondono dietro questa parola per accaparrarsi il favore di coloro che femministe lo sono davvero... ovviamente senza successo, perché vengono sgamate subito... ma ci provano comunque.

 Il vero femminismo è emancipazione, libertà, abolizione dei ruoli e dei privilegi, uguaglianza e rivendicazione dei diritti.

Se vogliamo far valere dei diritti reali dobbiamo smettere di voler essere trattate da principesse e iniziare a scegliere, lavorare, amare... impegnarci davvero. "Combattiamo" contro secoli di storia. Non sarà facile. Ma dobbiamo farlo, smettendo di lamentarci e di invidiarci ma collaborando.

Rispettando la diversità si possono ottenere molti risultati positivi per tutt3, non solo per le donne.

Siate pazze...siate femministe.

  

 Giulia Blasi l'ho "conosciuta" su Twitter e da allora ho sempre seguito la sua carriera: riviste, newsletter, conferenze e libri. Scrive in modo intelligente e ironico, con riferimenti a me molto familiari (abbiamo la stessa età e vissuto esperienze simili), esempi dalla cronaca e dalla storia, dati statistici, nomi e cognomi. Con lei prendo appunti, sottolineo, mi segno i consigli, rifletto e mi spingo oltre le mie convinzioni. 

 "MANUALE PER RAGAZZE RIVOLUZIONARIE" (2018, BUR Rizzoli) è un libro forte e potente, che apre gli occhi a tutt3 su qualsiasi dubbio abbiamo sull'argomento femminismo e ci dà soluzioni pratiche, con cui destreggiarci in tutte le situazioni per poter essere consapevoli e attiviste. 

 Siamo cresciut3 nel patriarcato, dove maschi bianchi borghesi (e donne e istituzioni che lo accettano perché "così va il mondo") trovano normale dirti che devi adeguarti a certi comportamenti e spiegarti come devi vivere.

 Questo riduce le donne a una fotocopia le une delle altre: occupate a raggiungere un ideale di bellezza per ottenere sguardi e approvazione (per essere viste), grate all'uomo che le ha scelte (nel lavoro come nell'amore), impegnate a odiarsi tra loro per primeggiare (il sottotitolo è che, quando lo fanno, non si preoccupano più di lottare contro il patriarcato) e a odiare se stesse se non riescono ad adeguarsi a questo schema.

 Il femminismo invece invece si domanda perché. Perché devi stare zitta. Perché guadagni poco. Perché sei accusata di lamentarti sempre e/o prendertela per delle piccolezze. Perché la tua vita sessuale e gli abiti che indossi e se e come ti trucchi e il tuo peso e la tua età e i tuoi peli e chi vuoi amare siano oggetto di giudizio. Perché è sempre colpa tua. Perché vieni punita (con battutine e/o prese in giro e/o botte e/o uccisa) se non ti adegui al patriarcato.

La questione è, come scrive Giulia Blasi, che "il femminismo non si siede al tavolo col patriarcato: il femminismo lo rovescia il tavolo". 

E ci spiega che è una parità nella diversità e che possono essere femministi anche gli uomini e chi non si riconosce nell'identità binaria di genere. Per esserlo basta la convinzione che ognun∂ ha il diritto di vivere la propria vita e che bisogna battersi per se stess∂ e per gli altri anche se ti diranno che non hai le competenze e/o la capacità.

Il libro è chiarissimo, cristallino, eppure, dopo la pubblicazione, Giulia Blasi legge i commenti e i dubbi e decide di crearne una versione adatta al pubblico adolescente. 

 Si parla dunque ancora di patriarcato per spiegare come le ragazze dovrebbero proteggersi tra loro e non giudicarsi e di come dovrebbero difendere la propria diversità e quella altrui, senza sminuirla né deriderla mai, trattando il proprio corpo come meglio credono ("Il corpo di una donna appartiene solo a lei: solo lei può decidere cosa farci in ogni minuto, in ogni secondo della sua vita")

 In "RIVOLUZIONE Z - DIVENTARE ADULTI MIGLIORI CON IL FEMMINISMO" (2020, Rizzoli) Giulia Blasi parla loro a tu per tu definendo subito i suoi obiettivi: "Ho solo due priorità: che tu sia felice senza che la tua felicità si realizzi al prezzo della sofferenza di qualcun altro, e che tu non abbia paura di usare la tua voce per difendere i tuoi diritti e quelli altrui. [-] Non dobbiamo incazzarci meno: dobbiamo incazzarci MEGLIO. E anche per chi non può farlo". 

 Ha fiducia nella Generazione Z a cui chiede di comprendere i Boomer e quelli della Generazione X (specie se sono i loro genitori), che difficilmente provano empatia per ciò che è nuovo, che va invece incoraggiato "perché tutti possano inventarsi e reinventarsi come vogliono".  

 Porta esempi concreti e riferimenti per smantellare le convinzioni sbagliate inculcate ed ereditate dalle generazioni precedenti, spingendo le Z a sperimentare, imparando i limiti in base alle sensazioni di agio e di disagio, senza mai invadere il confine altrui.

 Devono diventare una comunità unita, che chiede un'educazione più consona e possibilità di esprimersi artisticamente, per sviluppare un pensiero critico efficace. "L'obiettivo non è ottenere potere, ma creare soluzioni condivise". 

 

 

invisibili

 "INVISIBILI" di Caroline Criado Perez (2019, Einaudi) è il libro perfetto per chi pensa che non ci sia bisogno del femminismo perché le donne hanno già ottenuto la parità.

Probabilmente chi lo pensa non si è res∂ conto che la società non è costruita a misura di donna e che il luogo in cui viviamo non è progettato per le donne.

Tutto è costruito a misura d'uomo. Chi non lo vede è perché non ha certe esigenze e non se ne accorge. E anche se dimostri qual'è la situazione, a chiare lettere, a decidere spesso sono un gruppo di uomini, che non daranno mai il giusto valore a ciò che dici, ma tenderanno a rispondere che "ci sono problemi più importanti di questi".

 Vediamo qualche esempio di "questi" problemi poco importanti.

 A scuola, studiamo su libri in cui la maggior parte delle figure raccontate e rappresentate (in ogni disciplina) sono maschili e le donne sono escluse dagli eventi storici.

 I biglietti dei trasporti pubblici sono a singola corsa e non tengono conto che una donna spesso deve compiere più di un tragitto tra casa, negozi, scuola, in più i trasporti pubblici possono rivelarsi luoghi non sicuri dove si rischia di essere toccate o molestate in qualche modo senza alcun controllo.

 I bagni pubblici per uomini e per donne sono lo stesso numero, senza tenere in considerazione che le donne ci mettono molto più tempo e quindi si crea la fila e per evitarla le donne non bevono anche per molte ore (il che non è salutare).

 Il lavoro femminile non è giustamente retribuito: "Non esiste una "donna non lavoratrice": esiste tutt'al più una donna che non viene pagata per il suo lavoro" in quanto il lavoro di cura di bambini e anziani impedisce loro di costruirsi una carriera e a volte devono anche lasciare il lavoro retribuito per occuparsene (perché gli orari non sono compatibili e perché si richiede la loro presenza a tempo pieno e oltre); quando invece possono mantenersi un impiego sono accusate di essere ambiziose, insultate a livello personale, fatte tacere.

Nessun∂ aveva pensato a riservare dei parcheggi alle donne incinte che faticano a muoversi ma devono comunque fare la spesa o andare al lavoro, finché una dipendente di una grande azienda è rimasta incinta e lo ha fatto notare.

Attrezzature, divise da lavoro, automobili, telefoni cellulari ecc sono tutti oggetti progettati su un uomo e adattati alle donne semplicemente riducendo le misure... e se questo ti fa impressione, considera pure che anche molte cure mediche sono testate sugli uomini e, quelle che riguardano problematiche tipicamente femminili non sono nemmeno oggetto di studi (purtroppo ne sono testimone di persona), il che comporta essere curate con farmaci inesistenti o non adatti e avere patologie che vengono diagnosticate alla voce "stress".

Sinceramente, a me "questi" non sembrano problemi poco importanti. Il libro di Caroline Criado Perez ne mette in luce tanti altri, piccoli e grandi. Che rendono le donne completamente invisibili, come quelle della bellissima copertina del suo libro.

 I casi sono due: o davvero siamo ciechi davanti a queste evidenze (e in tal caso, scoprendolo, si potrebbe porre rimedio) oppure lo si sa e preferiamo non vedere perché fa comodo godere di quei privilegi e non li vogliamo dividere con nessun∂.

Peggio dell'essere ciech3 c'è solo il "insegniamo alle donne come adattarsi" anziché "progettiamo qualcosa che sia efficiente per tutt3"... le donne non solo una devianza dell'uomo, un caso a parte da trattare in modo diverso.... esiste la parità.

Il problema però è che questa invisibilità femminile non fa male solo alle donne. Le inefficienze che le riguardano creano una cascata di eventi che portano a gravi ripercussioni economiche e di qualità della vita dell'intera popolazione, che possono solo peggiorare in caso di guerre, pandemie, disastri naturali. Forse è tempo di osservarle e aggiustarle, prima che sia troppo tardi.

 

 

 Nella quarta di copertina di "PARITA' IN PILLOLE - IMPARA A COMBATTERE LE PICCOLE E GRANDI DISCRIMINAZIONI QUOTIDIANE" (2020, Mondadori) c'è scritto: "Il primo passo per cambiare le cose è conoscerle". 

 L'autrice, Irene Facheris, è molto diretta. Non usa giri di parole. A chiare lettere ti racconta il problema, a chiare lettere ti racconta come risolverlo. "Ammettere di avere dei privilegi non toglie importanza alle mie esperienze personali, solo mi dà la possibilità di essere utile ad altri, che magari hanno meno privilegi di me. [-] Farlo non ci rende supereroi, ma esseri umani decenti"

 Nel libro parla di politica non come di partiti e schieramenti, ma come del nostro sguardo sul mondo e delle scelte che facciamo che hanno un impatto sulla società. I problemi che abbiamo diventano politici se non sono solo nostri, ma sintomo di un comportamento generale che va cambiato.

 Parla di femminismo in termini di parità politica, sociale ed economica tra i sessi. Si parte dalle donne perché troppo spesso lo stigma sociale risiede lì, sia in termini che in fatti ma, come le varie ondate hanno dimostrato, il femminismo è stato il punto di partenza per il diritto di voto, di divorzio, di aborto, di parità salariale, di libertà di essere ciò che si è.

 Parla di discriminazioni quotidiane: dagli epiteti sessisti e sul peso al minchiarimento, dal concetto di "vera donna" alle molestie e molto altro. "É importante combatterle tutte perché quelle che ci sembrano più innocue sono terreno di coltura per quelle più pericolose"

 Irene Facheris chiede la collaborazione degli uomini femministi, più che delle donne maschiliste: nell'esprimersi con rispetto, nel chiedere il consenso, nell'ascoltare le storie delle vite altrui, nel combattere razzismo, omobitransfobia, abilismo, classismo ecc.

Chiede la collaborazione di tutt3, in realtà, perché "Se un problema ci sembra esagerato è perché non ci riguarda, ma riguarda un altro essere umano e questo dovrebbe bastare".

 

"ANCHE QUESTO E' FEMMINISMO" (2021, Tlon) è scritto a più mani e spiega come in realtà esso riguardi una vasta gamma di discriminazioni.

 Abilismo: il presupporre che tutt∂ abbiamo un corpo abile fa sì che di fronte a un∂ disabile si abbia un atteggiamento pietistico/compassionevole oppure eroico/ispirazionale o, peggio, di desessualizzazione. 

 Body positivity: un corpo grasso è oggetto di battute e consigli di salute e spinto verso la magrezza usando il gancio della felicità. 

 Razzismo: a parole nessun∂ lo è, a fatti non integriamo persone di colore nella nostra quotidianità né nella narrazione di cosa sia davvero razzista. 

Comunità LGBTQIA+: si pensa sia una minaccia alla famiglia e una deviazione del comportamento

Classismo: l'appartenenza a un determinato ceto sociale ne condiziona la qualità della vita e poco si fa per retribuzioni paritarie e adeguate. 

Sfruttamento sul lavoro: ovvero delle persone che lavorano e a creare disuguaglianza sono precariato e competitività. 

Politica interna ed estera: non ci sono abbastanza leggi contro le discriminazioni. 

Salute mentale: si tende spesso a classificare come pazzia comportamenti fuori dalla norma del patriarcato... come la disobbedienza ai desideri altrui 

Sport e stereotipi: il corpo qui è oggetto di continue critiche e di volerli uniformare per ottenere migliori prestazioni 

Maschilità tossica: anche gli uomini dovrebbero essere femministi e agire per togliere la tossicità da quella frase, più che rimarcare il genere, e un uomo spiega il perché.

Il libro è dunque composto da piccoli saggi per spiegare come sia importante la comprensione dei problemi e la compartecipazione per trovare delle soluzioni reali.  

 

In tutti i libri fin qui presentati, un concetto emerge sempre chiarissimo: il femminismo è parità e ha bisogno anche degli uominiA essere maschilist3 non solo solo uomini, ma anche donne e/o persone non eterosessuali. Perché la parità funzioni davvero, quindi, c'è bisogno di uomini che riconoscano che la libertà dev'essere di tutt3, non solo del proprio genere.

Ho sentito parlare Lorenzo Gasparrini a un festival femminista e la sua profondità di pensiero mi ha stupita. In poche parole ha sintetizzato come anche gli uomini abbiano bisogno del femminismo per cancellare quell'aura di "maschio alfa" performante, sicuro di sé, popolare, ambizioso, passionale, combattivo, bello, che li mette tutti in una condizione di frustrazione.

Gli uomini devono mostrarsi esattamente per ciò che sono e non essere giudicati per i sentimenti, le emozioni e i desideri che provano.

"PERCHÈ IL FEMMINISMO SERVE ANCHE AGLI UOMINI" (Eris, 2020) esprime con molta chiarezza il concetto: "Esistono tanti modi di essere uomini, e tutti migliori di quello patriarcale, di quella maschilità tradizionale". 

Lorenzo Gasparrini evidenzia alcune pratiche per poter prima di tutto imparare un modo  compatibile col sé di esserlo e poi per poterlo trasformare in un pensiero comune: "Dalle reali passioni gli uomini sono educati a tenersi ben alla larga. Questa loro dissociazione da sé stessi si manifesta nei tanti "doppi standard" tipici della tradizionale mascolinità: le donne sono sante o puttane, gli uomini amici o stronzi, nei loro impegni danno il massimo oppure nulla, sono capaci di ossessione o di indifferenza e questo perché ogni sensibilità alle sfumature non è considerata "maschia", ogni capacità introspettiva è considerata una debolezza [-] Ammettere di avere un problema in quanto genere permetterebbe agli uomini di abbattere tutte le convenzioni sociali e le gerarchie che li separano e li mettono in competizione, per scoprire che insieme possono davvero cambiare la loro identità, i loro comportamenti e le loro relazioni, i linguaggi e i modi in cui vedono il mondo, rimanendo uomini"

 

 

 

Coinquilin* di antinnocenza: