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Un tempo si preparava la minestra o la zuppa. Oggi invece tutto ciò che è vegetale diventa “vellutata”…che sarebbe una minestra o una zuppa passata al frullatore. E, se vogliamo essere super chic e abbiamo a disposizione le patate, cuciniamo la Vichyssoise o la Parmentier.
A casa mia la zuppa inglese la preparava la nonna paterna, come alternativa alla sua celeberrima torta di riso. All’inizio non mi piaceva perché copriva troppo di alchermes i savoiardi, per cui li toglievo e praticamente mangiavo solo i budini. Poi, crescendo, ho imparato ad apprezzarla e a cucinarla, mettendo tra i due strati confettura di ciliegie che secondo me, col suo aspro, rende questo dolce ancora più perfetto.
Ultimamente cucino poco e mangio spesso fuori...il che per me significa provare qualcosa di nuovo e capire se mi piace o meno. La cosa veramente curiosa è che ho assaggiato cibi che mi hanno dato da pensare. Tipo.
Lo ammetto: la prima volta che li ho mangiati (a un pranzo di cresima, farciti di ricotta e spinaci) non mi sono piaciuti. Ancora oggi mi chiedo il perché, dato che ho provato anni dopo a cucinarli con un ripieno di melanzane e mozzarella e li ho letteralmente divorati. Al punto che ne proverei volentieri altri. Quindi, mi sono messa a cercarne versioni particolari. Vi dico cosa ho trovato.
Quando, da piccola, facevo merenda dai nonni materni, come bevanda calda per me c’era sempre il tè (spremevano il limone direttamente nell’acqua bollente per renderlo ancora più saporito) e per loro il karkade. L’ho assaggiato, ma non mi ha entusiasmato: sembrava un distillato dei frutti più amari del bosco.
In realtà la pianta è originaria di climi molto più caldi, come quelli di Etiopia, Egitto, Senegal (dove il decotto che se ne ottiene è chiamato Bissap) ed è stata importata nel 1935 quando il governo fascista ha cercato un’alternativa proprio al tè per punire le sanzioni economiche inflitte all’Italia dalla Società delle Nazioni. Siccome è piaciuta, poi è rimasta, anche perché si dice aiuti ad abbassare la pressione sanguigna.
Per fortuna trasformare il karkade in bevanda non è l’unica soluzione. Può essere l’ingrediente aggiunto in meringhe, ciambellone, macarons. Aromatizzato ai lamponi è versato su mango e pere caramellati per ottenere una zuppetta da servire con dadini di pane all’anice. Nel 2015 Moreno Cedroni ha creato un ghiacciolo al karkade e rum. Jamie Oliver lo versa sull’anatra speziata (con zahtarm sumac, cumino, peperoncino) che poi cuoce in forno con le prugne.
Sarebbe bello provare queste ricette davanti ai nonni e avere ancora la possibilità di sentire cosa ne pensano…
A chi credere quando si tratta di un Martini? A Ernst Hemingway (che in “Addio alle armi” fa pronunciare a Frederic Henry la frase Il Martini era fresco e pulito e che lo fa scegliere extra dry al colonnello Cantwell ne “Di là dal fiume e tra gli alberi”) o a Ian Fleming (il cui James Bond lo vuole solo Agitato, non mescolato)?
Uno dei miei ricordi preferiti dell'infanzia sono le serate "a prendere il fresco" in un posto magico.
A guardarlo è bellissimo: bianco candido, rotondo, perfetto. Ad annusarlo invece è tremendo: sembrano scarpe lasciate marcire da qualche parte. Bisogna quindi avere pazienza, col tomino: aspettare che il contatto col fuoco renda l’interno morbido e liquido e che la grigliatura esterna ne smorzi l’effluvio.
© 2024 Giorgia Fieni